Riceviamo e pubblichiamo due toccanti lettere scritte dalla dirigente scolastica Annunziata Martire e dai docenti dell'Istituto Comprensivo "Alfieri" di Torre Annunziata, dove solo poche settimane fa aveva sostenuto gli esami di licenza media Francesca "Chicca" Guida, la 14enne morta nel crollo della palazzina sulla Rampa Nunziante insieme ai genitori e al fratello Salvatore (8 anni, anch'egli alunno della scuola), alla famiglia Cuccurullo e alla signora Pina Aprea.
Quando viene a mancare qualcuno che abbiamo amato, tutto intorno cambia, assume forme indefinite, colori sbiaditi. Quando ciò avviene in modo violento, improvviso e coinvolge dei giovani, il dolore, la rabbia diventano opprimenti, insopportabili.
Il crollo del 7 luglio scorso ha strappato alla comunità scolastica dell’"Alfieri" Francesca e Salvatore Guida. Una comunità commossa, inconsolabile, che non sa darsi pace.
Un istituto comprensivo non è un edificio con banchi, cattedre e libri, ma un luogo dove una comunità cresce, si alimenta e vive con e dei suoi alunni. Quei bambini che tra le lacrime lasciano la mano della mamma per entrare il primo giorno di scuola, escono divenuti ormai giovani uomini e donne che si preparano al mondo. Da noi la prima lettera dell’alfabeto, i primi successi e piccoli insuccessi, la prima gita, il primo esame, spesso il primo amore. Imparano a crescere osservati con amore da tutti coloro che nella comunità dell’Alfieri operano e crescono insieme a loro, supportati dalle famiglie che ad essa li affidano, come li avevano affidati gli amorevoli coniugi Guida, genitori attenti, premurosi e, a ragione, orgogliosi dei loro due angeli. Un dolore immenso ha colpito la nostra comunità che si stringe intorno alle famiglie di tutti coloro che hanno perso i loro cari quella tragica mattina.
La Dirigente e il corpo docenti dell’Alfieri
Chicca era una mia alunna. E’ stata negli ultimi tre anni una mia alunna. Una giovane, bellissima donna che si affacciava alla vita.
Oggi, a distanza di qualche giorno dalla tragedia, quando lo stordimento, lo stupore hanno lasciato il posto alla consapevolezza della perdita, Chicca, il tuo ricordo affiora chiaro, dolce, consolatorio e ti rivedo lì, dietro il banco di scuola, a discutere il tuo, brillante, esame di licenza media. La tua risata, contagiosa, cristallina echeggia ancora tra i corridoi ormai vuoti.
Il tuo sguardo, fiero, che ti faceva assomigliare a papà Pasquale, allo stesso tempo dolce, tanto simile a quello di mamma Anna, fa capolino impertinente dalla foto che ho sulla scrivania. I tuoi occhi azzurri, intensi, pieni di speranze ricambiano il mio sguardo e lo sostengono, come quando, ad un mio bonario richiamo perché eri una gran chiacchierona, mi dicevi “Ok prof., Taccio!!!”. Gli aneddoti si rincorrono, le parole, le risate, le battute in classe, si affollano e mi sopraffanno, mi manca l’aria e mi mancherai tu, dolce e vulcanica Francesca. Sapevi essere l’anima della festa, sempre in prima linea se c’era da dare una mano o mettersi in gioco, anche a scapito delle compagne che ti volevano bene e ti lasciavano fare. Perché tu eri così: affettuosa, responsabile, determinata, affamata di vita. Tu non eri, come non lo sono mai gli alunni, solo un’alunna: non un nome sul registro o un compito da correggere, eri un essere unico e speciale.
Nella gioiosa serata trascorsa insieme a noi docenti e ai tuoi compagni hai voluto essere tu a leggere la dedica a noi prof.: “L’impronta che avete lasciato nella nostra vita è un segno indelebile che ci guiderà...”. Quello che non sai, cara Chicca, è che ognuno di voi lascia in noi un segno indelebile e profondo, mina le nostre certezze, ci spinge a metterci in discussione e a migliorare. Il vuoto che la tua perdita ha lasciato pian piano si riempie di te, perché ne sono certa, chi continua a vivere nei ricordi di coloro che li hanno amati non muore mai!.
Addio, indimenticabile Chicca
La tua prof. di italiano
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