A cura della Redazione

Fino a poco tempo fa, coniugare sana alimentazione e vending poteva sembrare un’impresa impossibile, ma di fronte al progressivo cambiamento delle abitudini di consumo, orientate sempre di più verso referenze naturali e salutari, il settore si è trovato di fronte all’esigenza di dare una risposta adeguata ai propri utenti.  All’inizio di questo cambiamento, le alternative possibili erano ricercate quasi esclusivamente nel comparto lattiero-caseario (yogurt, formaggi) o nell’alternativa biologica a prodotti tradizionali, come i succhi di frutta. Per quanto riguarda la filiera agricola, dove è molto alto il rischio di deperibilità e quindi di uno shelf life troppo breve rispetto alla normale rotazione dei prodotti nelle spirali, sembrava un’alternativa difficilmente percorribile.
Escludendo alcune referenze di IV gamma, come le classiche insalatone pronte al consumo arricchite con formaggi e carboidrati, nella filiera agricola non sembra esserci una soluzione che soddisfi la necessità di uno snack veloce, leggero e sano da consumarsi in pochi minuti e semmai on the go.
Una risposta mirata arriva dalla Calabria, precisamente dalla Piana di Sibari, dove la newco Clementime srl seleziona, confeziona e distribuisce per il vending l’agrume tipico e di eccellenza di questo territorio: la clementina. Grazie ad un packaging fresco in cartone alimentare, che rimanda alla territorialità del prodotto,  perfetto per l’erogazione attraverso vending machine, le clementine sono pronte per essere consumate in qualsiasi momento della giornata e rappresentano un’alternativa salutare ai soliti snack.
Per conoscere meglio quest’innovativo progetto, abbiamo intervistato Francesco Rizzo, amministratore della Clementime srl.

Come nasce l'idea delle clementine nel vending?
Sono cresciuto vivendo lo straordinario connubio tra le meravigliose distese di terra della Piana e questo magico prodotto che molti chiamano “l’oro della Calabria”. Un oro che col tempo, vuoi per la difficoltà di aggregazione del territorio, vuoi per una non capacità di fare marketing nell’ortofrutta come invece sono riuscite a fare Chiquita o Melinda, la clementina non è stata valorizzata come merita. Anzi, è stata penalizzata perché lasciata sugli alberi, visto che i costi di raccolta sono superiori ai guadagni che se ne possono ricavare. Vivere questa realtà, sentire il disagio di chi, come mio padre e mio nonno, ha dedicato la vita alla sua coltivazione, mi ha indotto a cercare un canale attraverso il quale portare le clementine direttamente ai consumatori. 
Nel febbraio del 2014 ho incontrato Antonio Braico, un amico che nulla ha a che fare con l’agricoltura. Premetto che in Calabria, più o meno tutti hanno un terreno di famiglia e più o meno tutti hanno alberi da frutto e nella fattispecie di clementine. Mi raccontava, appunto, delle “clementine di famiglia” che, non riuscendo a consumare in proprio, finivano per marcire sugli alberi. Un vero peccato, data la qualità e la bontà di questo particolare agrume. Nel suo piccolo, Antonio stava pensando alla soluzione che io, da imprenditore, stavo cercando per risolvere un problema di sovrapproduzione, se così lo vogliamo definire.
Mi confidò di aver pensato ai distributori automatici come possibile canale di vendita. In quel momento mi si aprì un mondo, nel senso che mi ritornò alla mente quello che era stato fatto da una delle aziende del gruppo Favella che si occupa di biomassa, ossia di produrre energia pulita. Mi ricordai che per un periodo aveva ritirato le cialde usate dei distributori automatici per inserirle nella biomassa, mi ricordai dei quantitativi raccolti e cominciai a studiare il mercato del vending, rendendomi presto conto di quanto fosse, nuovo, ampio e con enormi possibilità di penetrazione per un prodotto come le clementine.
Da qui, dall’entusiasmo per una nuova sfida e dall’unione delle idee e delle competenze acquisite ognuno nel suo campo, è nata la Clementime srl. 


Parliamo di questo speciale agrume. Se ne volesse dare una descrizione d’impatto, come definirebbe la clementina?
La clementina è un agrume magico, dolce, colorato, profumato; piace a tutti, anche ai bambini meno amanti della frutta. Ma una descrizione basata sui sensi non è sufficiente per comprendere a pieno il suo “carattere”! Intanto, la clementina è parte del nostro territorio, è un’eccellenza non solo della terra calabra, ma di tutt’Italia: non c’è altro Paese capace di produrne di altrettanta qualità e bontà. È un agrume ricco di vitamine e minerali; disseta e soddisfa la voglia di dolce in maniera naturale, senza apportare all’organismo zuccheri aggiunti, notoriamente nocivi. È un frutto protetto da una buccia che gli allunga la vita, portando lo shelf life fino anche a 45 giorni e offre al vending un'opportunità unica: mangiare un frutto come appena raccolto dall’albero.

Può garantire lo shelf life dei 45 giorni?
Guardi, noi stiamo parlando di un prodotto della terra che, per quanto di qualità e accuratamente selezionato, resta tale. Non vi è obbligo di legge ad indicare una data di scadenza; si tratta di una scadenza naturale che noi, per rispetto al cliente e al gestore, indichiamo in 30 giorni, un’equilibrata via di mezzo che ci consente di includere l’eventuale eccezione che uno dei frutti possa, per vari motivi, andare a male prima.

Quali sono i punti di forza della clementina rispetto al canale vending?
Intanto, come accennato prima, perché è la risposta ad un’esigenza crescente di alternative salutari da parte dei consumatori e perché in 24/48 ore garantiamo il trasporto dall’albero al distributore automatico. Un lasso di tempo in cui non sono comprese solo la raccolta e il trasporto, ma anche l’importantissima fase di selezione dei migliori frutti, eseguita per nostro conto dalla OP C.O.P.A.M.  azienda che sceglie le nostre clementine ad una ad una per individuare il calibro giusto e il confezionamento nel pack dedicato. Se aggiungiamo che non hanno semi e non occorrono strumenti per sbucciarle, le clementine sono perfette per il consumo fuori casa e, quindi, la vendita nei distributori automatici.

Parliamo di brand image. Com’è nata la confezione di Clementime?
Da notti insonni… Prima di tutto c’è stata la scelta del nome, del quale devo ringraziare mia madre, che ha saputo individuare il termine giusto che esprimesse la mission che Antonio ed io ci eravamo preposti: veder mangiare le nostre clementine ovunque e in ogni momentoPoi c’è stata la scelta del logo: insieme al nostro grafico abbiamo studiato come mettere insieme nome, prodotto e concetto di naturalità. Ne è venuta fuori l’immagine di una mezza clementina, che è anche un mezzo sole, ma anche il simbolo di un’alba, l’alba della nostra clementina.
Infine il packaging. Abbiamo scelto una confezione in cartone naturale dalla forma perfettamente inseribile nelle spirali da 5 e 6 dei distributori automatici. Le prove di caduta eseguite presso alcuni gestori, tra i quali grandi gruppi come IVS e Argenta, garantiscono la perfetta macchinabilità del nostro prodotto.

Avete ricevuto l’Oscar Green, promosso da Coldiretti, per la vostra idea innovativa, ma credo che il riscontro più ambito sia l’appoggio del vostro progetto da parte dei gestori. È così?
L’Oscar Green, che abbiamo appena ritirato, ci riempie di orgoglio perché premia l’impegno, anche economico, che abbiamo dedicato a Clementime.
Certo, il maggior riconoscimento lo vorremmo dai gestori. Pensi, quale visibilità avrebbe il nostro progetto se ogni gestore dedicasse una spirale di ogni distributore automatico alle nostre clementine… Molti player del settore hanno trovato interessante il nostro progetto e si sono resi disponibili a testarne la bontà sul territorio. Ma bisognerebbe cambiare un po’ la mentalità degli operatori per far sì che Clementime decolli e trovi il giusto posto nella distribuzione automatica.