Napoli e la Campania risultano decisamente le location più diffuse e accreditate negli ultimi anni nelle fiction televisive prodotte in Italia.
La serie apripista è stata Gomorra e poi, in ordine sparso: Mina Settembre, I Bastardi di Pizzofalcone, ll commissario Ricciardi, L’amica geniale, Mare Fuori, La vita bugiarda degli adulti, Maradona: sogno benedetto, Generazione 56k, Resta con me, Sirene, Vivi e lascia vivere, sono i titoli che ci suggerisce la memoria in questo momento. Un set a cielo aperto utilizzato sia dalla Rai che da società di produzione che fanno capo alle più importanti piattaforme televisive in streaming.
Lunedì 16 dicembre 2024 su Rai Uno si è conclusa la seconda serie di “Vincenzo Malinconico, avvocato d’insuccesso” dove un convincente Massimiliano Gallo interpreta un avvocato ai limiti della disoccupazione.
La fiction è ambientata a Salerno con i drone che più volte hanno restituito immagini suggestive del capoluogo. Autentici spot divulgativi per le bellezze della seconda provincia campana e per luoghi ricchi di spunti culturali. Ma il territorio è raccontato bene e con puntualità non solo per gli aspetti positivi e costruttivi. Nell’episodio conclusivo della seconda serie, Malinconico era alle prese con un autentico rompicapo: la morte per overdose di una giovane donna, Venere, dopo aver partecipato ad una apparente festa di beneficenza.
Serata conviviale che, ovviamente, si era svolta a Salerno, città dove viveva la stessa giovane donna. Fin qui, niente di strano o di anomalo. Il sobbalzo dal divano ci è stato provocato nell’apprendere il nome del posto dove Venere si sarebbe procurata la droga fatale per la sua esistenza: Torre Annunziata.
Praticamente gli sceneggiatori hanno individuato una piazza di spaccio di stupefacenti ad oltre 30 chilometri dal luogo di ambientazione della storia. E perché così lontano? E perché proprio Torre Annunziata? Indipendentemente dalla retoricità delle domande, le risposte le conosciamo tutti noi torresi. Tutti noi torresi siamo mandanti e responsabili di questa “letteratura” che oramai ha relegato la nostra città fuori anche dai bassifondi di qualsiasi graduatoria che comprenda il termine “civiltà”.
La disarmante disinvoltura con la quale gli autori della fiction hanno stabilito che Torre Annunziata è il crocevia della droga di due delle più importanti province del sud d’Italia, fa rabbrividire anche il più ottimista dei torresi. Una realtà che ci viene sbattuta in faccia così, spietatamente: in Tv, in prima serata, sulla rete ammiraglia della Rai.
Ed è proprio così. Non hanno sbagliato niente gli sceneggiatori di Vincenzo Malinconico. Hanno semplicemente trasportato sul piccolo schermo un live del nostro consolidato quotidiano.
Il dibattito su questo fenomeno criminale si apre oramai solo nei processi di esorcizzazione ai quali si assiste nelle convention, nelle tavole rotonde, nei confronti sul sociale e dintorni. Dopo i bla bla e la temporanea esposizione nella bacheca delle criticità, viene riposto immediatamente nell’assuefazione, nella rassegnazione, nell’impermeabile epidermide di cui ci siamo dotati da tempo.
Una fiction nazionalpopolare come “Vincenzo Malinconico, avvocato d’insuccesso” ha provocato un sussulto che ha infranto per un attimo la nostra robusta corteccia d’indifferenza. Ci ha ricordato che, sciaguratamente, la nostra realtà è questa. Capitalizziamo questa improvvisa scossa. Tutti insieme. Durante le festività, con un po’ di tempo in più a disposizione, cerchiamo l’episodio su RaiPlay e vediamo l’effetto che fa. Se siamo ancora capaci d’indignarci.
Buon Natale e buona visione a tutti.