“Io non regalo più soldi al Comune di Torre Annunziata!”.
E’ la frase pronunciata a telefono della signora Rosa Amoruso, dipendente statale, residente a Crema, in provincia di Cremona. La sua è una storia che vale la pena di raccontare e che ci fa capire quanto la burocrazia a volte rende difficile la vita ai contribuenti.
“Ho avuto la sfortuna di essere proprietaria di un immobile in via Bertone 46, all’interno di Palazzo Fienga - inizia così lo sfogo della donna -. Un appartamento occupato sin dal 1986 abusivamente da persone legate alla criminalità e per il quale non ho ricevuto mai il canone di locazione. Nonostante tutto, ho sempre pagato l’Imu, fin quando l’intero palazzo non è stato confiscato. Ho dovuto affrontare un processo, ho ricevuto perfino una condanna, ma poi grazie alla bravura del mio avvocato Gennaro Maresca del Foro di Torre Annunziata ne sono uscita completamente indenne. Ebbene, il Comune, nonostante io non sia più proprietaria dell’appartamento in questione, attraverso la Publiservizi (società che gestisce i tributi comunali, ndr) pretende che paghi l’Imu come seconda casa. Ho cercato in tutti i modi di far valere le mie ragioni ma nessuno mi ha ascoltata. Proprio qualche giorno fa ho ricevuto l’ennesimo pignoramento, consistente nel blocco del mio conto corrente (foto sotto). Una cosa assurda che mi sta creando enormi difficoltà”.
La signora Amoruso ci fa sapere che anche il fratello, ormai ex comproprietario al 50 per cento dell’appartamento, si è visto notificare il fermo amministrativo alla propria auto.
Ora, se le cose stanno in questi termini, si tratta senza alcun dubbio di un provvedimento illegittimo da parte della Publiservizi, che però chiama in causa direttamente il Comune di Torre Annunziata, l'unico deputato ad annullare l'atto in quanto fornitore dell'elenco dei nominativi dei contribuenti a cui va applicata l'imposta.
Ricordiamo che Palazzo Fienga fu sgomberato nel gennaio 2015 con una imponente operazione di Polizia. Le successive sentenze, l'ultima delle quali quella della Corte di Cassazione datata settembre 2017, ne decretarono la definitiva confisca con conseguente devoluzione del bene all'Erario dello Stato sotto la gestione dell'Agenzia Nazionale per i Beni Sequestrati e Confiscati alla criminalità organizzata.