A cura della Redazione
Il TAR Campania di Napoli sezione I con la sentenza n° 3373/2013, ha posto definitivamente la parola fine al giudizio che vede contrapposti Legambiente Campania Onlus ed una cittadina residente a Boscoreale da una parte, ed il Ministero dellAmbiente e della Tutela del Territorio e del Mare, dallaltra. Loggetto del dispositivo fa riferimento al mancato intervento del Ministero in relazione alla presenza di inquinamenti dovuti alla discarica ex Cava Sari, situata nel Comune di Terzigno. Una vicenda che, nel corso degli anni, si è spostata dalla piazza (i tumulti del 2010 che hanno visto protagonisti i cittadini e la rotonda di via Panoramica a Boscoreale) ai tribunali. Questo ennesimo giudizio (lultimo di una lunga serie dal 2011 ad oggi) ha preso avvio dopo che il Ministero, in esecuzione di una condanna disposta dallo stesso Tar Campania e, quindi, obbligato a farlo, ha emesso un provvedimento di rigetto sullistanza presentata dai ricorrenti che chiedevano un pronto intervento dellAutorità amministrativa per porre in essere tutte quelle azioni necessarie ad evitare ulteriori danni al territorio ed alla salute delle popolazioni residenti nei dintorni della discarica del Parco Nazionale del Vesuvio, derivanti da alcuni inquinanti che si sono sprigionati a causa di una gestione non corretta dell´ex Cava Sari. Il provvedimento di rigetto del Ministero prendeva a fondamento una relazione del Corpo Forestale dello Stato di stanza sul Vesuvio. Legambiente Campania Onlus ed una cittadina residente a Boscoreale hanno impugnato questo ulteriore provvedimento, ritenuto non veritiero, non condivisibile ed, in ogni caso, viziato da un evidente difetto di istruttoria. A seguire la loro battaglie nelle aule giudiziarie, lavvocato Aldo Avvisati (foto in basso), dello studio legale AFM di Torre Annunziata. Fino allultimo era atteso, da tutto il popolo antidiscarica, un pronunciamento positivo del Tribunale amministrativo, che portasse ad una vera e propria assunzione di responsabilità da parte del Ministero e degli organi preposti alla tutela della salute pubblica. La sentenza del TAR, tuttavia, ha disatteso tali aspettative, respingendo il ricorso. «In definitiva, e molto sintetizzando, le nostre domande sono state respinte in quanto non avremmo provato, secondo i canoni dei giudizi civili, la diretta riconducibilità degli effetti (ovvero gli inquinamenti effettivamente presenti in falda ed altrove) allazione di chi ha installato la discarica o aveva o ha il compito di gestirla - spiega con rammarico lavvocato Avvisati -. Ci veniva chiesta una probatio diabolica quando invece secondo i dettami del principio di precauzione, codificato in sede di diritto europeo, sarebbero stati gli altri, ovvero il Ministero dellAmbiente in primis, a dover dimostrare che non vi è alcun rapporto eziologico tra gli effetti, appurati, ed una nuova attività così altamente impattante come la installazione in unarea protetta di una discarica. La sentenza, a mio parere, rappresenta un vulnus proprio al principio di precauzione, codificato per tutelare territori e salute pubblica. Noi abbiamo dimostrato, tra le altre cose, che vi era un difetto di istruttoria enorme - prosegue il legale -. Difatti, il dato che con maggiore evidenza emerge anche dalla relazione del Corpo Forestale dello Stato di stanza presso il Vesuvio, è che manca, a tuttoggi, una determinazione dei valori di fondo naturale dellarea di origine vulcanica; benché richiesto dal Ministero allARPAC (lagenzie regionale per la protezione ambientale, ndr), siffatto accertamento non è stato mai eseguito da alcuna delle diverse autorità coinvolte nel procedimento. Ciò, si badi, a dispetto del carattere sicuramente essenziale che esso riveste ai fini della valutazione del danno ambientale, trattandosi del solo tipo di verifica in grado di stabilire, con il necessario grado di certezza, se la contaminazione sicuramente presente nella falda acquifera circostante Cava Sari sia frutto di una naturale composizione fisico-chimica dellarea o, invece, conseguenza di inquinamento proveniente dalla discarica. Che aggiungere - conclude sommessamente Avvisati -. Solo un grande ringraziamento al collega Antonino Cascone, che tantissimo si è speso con me per cercare di riuscire in un esito diverso».
DOMENICO GAGLIARDI