A cura della Redazione
Sono trascorsi ormai tre anni dalla morte di Giuseppe Veropalumbo, il giovane carrozziere di 30 anni ucciso, la sera del 31 dicembre 2007, da un proiettile vagante esploso per festeggiare l´arrivo del nuovo anno, consuetudine purtroppo tristemente diffusa dalle nostre parti. Giuseppe si trovava a casa sua, in corso Vittorio Emanuele III. Stava trascorrendo in allegria la Viglia di Capodanno, circondato dall´affetto dei suoi cari, quando, poco prima dello scoccare della mezzanotte, d´improvviso si accascia sul tavolo. "Ero seduto accanto a mio figlio - spiegò allora Antonio Veropalumbo, papà di Giuseppe, raccontando quella tragedia - quando in un attimo si è accasciato. Qualcosa era entrato dalla finestra, aveva rotto due vetri e colpito mio figlio. Lho stretto tra le braccia, ma non cè stato nulla da fare". Giuseppe fu trasportato all´ospedale di Boscotrecase ma vi giunse morto. Il proiettile si era fermato all´altezza del torace, provocando unemorragia agli organi interni, con particolare riferimento ai polmoni, chiarì successivamente l´autopsia. "Giuseppe lavorava con me in carrozzeria - affermò il padre -, era addetto al reparto verniciatura. Era bravissimo ed avevo lasciato la gestione nelle sue mani proprio per le sue grandi capacità. Era un ragazzo eccezionale che dava tutto sé stesso per il lavoro e per la famiglia".
Già, la famiglia. Come poteva la moglie, Carmela Sermino, spiegare alla loro bambina, Ludovica, che il padre era morto in una serata di festa? E, per di più, in circostanze assurde?
La città si mobilitò nei giorni successivi alla tragedia. Fiaccolate, commemorazioni, l´organizzazione del torneo di calcio intitolato a Giuseppe (quest´anno, giunto alla terza edizione). A tutt´oggi, l´assassino di Giuseppe non è stato ancora trovato, nonostante l´impegno delle forze dell´ordine. E chissà se la famiglia avrà, prima o poi, giustizia.
Dalla morte di suo marito, però, Carmela ha vissuto e continua a vivere il suo dolore privato, quello di una moglie che ha perso il marito che tanto amava ed il padre di sua figlia. E che ha dovuto far fronte alle incombenze economiche senza il sostegno di un reddito fisso. Aveva trovato lavoro grazie a Nino D´Angelo presso il Teatro Trianon. Ma la crisi economica non ha risparmiato neanche lei. Carmela si è ritrovata senza un´occupazione e con una bambina da sostenere. Vani sono stati, fino ad adesso, gli appelli alle istituzioni. Il popolo di internet, tuttavia, si è mobilitato. Su Facebook è nato il gruppo "Aiutiamo Carmela Sermino", che mira a raccogliere fondi per sostenere la giovane vedova. Chi vuole, può effettuare una donazione sul conto corrente intestato all´Associazione Madonna della Neve e S. Francesco di Paola - IBAN IT06U0101067684510304739957 - causale: "Aiutiamo Carmela Sermino".
Una gara di solidarietà, una delle tante iniziative volte a dare una mano e a ridare speranza a chi, come Carmela e la piccola Ludovica, ha visto il suo futuro andare in frantumi per il gesto criminale di una persona senza coscienza e rispetto per la vita.