Si susseguono ormai da quattro giorni le scosse di terremoto nel Catanese a seguito dell'eruzione dell'Etna. Se ne contano a decine dallo scorso 24 dicembre, quando ha avuto inizio lo sciame sismico. La più potente è stata registrata alle 3.19 di mercoledì 26 dicembre, con una magnitudo di 4.8, rilevata dai sismografi dell'INGV a circa un km di profondità sotto il livello del mare. Diversi i feriti e i danni.
L'ultima in ordine di tempo risale a questa mattina (27 dicembre), di magnitudo 2.8 e praticamente avvenuta in superficie, localizzata a 5 km a nord della città di Biancavilla.
L'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia ritiene che la scossa più potente sia verosimilmente legata «all’attivazione della faglia Fiandaca e della faglia di Pennisi, due delle strutture più meridionali del sistema tettonico delle Timpe». Sono circa 1.100 i terremoti registrati, di cui poco meno di 60 superano magnitudo 2.5.
«Sulla base delle attuali manifestazioni dell’attività eruttiva, sono esclusi, al momento, problemi alle popolazioni ed alle principali infrastrutture: infatti, l’effusione lavica prodotta si riversa dalla base del Nuovo Cratere di Sud-Est entro l’ambiente desertico dell’ampia Valle del Bove - spiega l'INGV -. Tuttavia, sebbene le evidenze vulcanologiche più superficiali indichino una diminuzione dell’attività eruttiva generale, le informazioni desunte dai segnali geofisici non permettono di escludere una possibile alimentazione, tuttora in corso, del dicco (masse eruttive che riempiono fenditure del suolo, cit. Treccani, ndr) che si è intruso.
(foto INGV)
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