Nessuno parla davanti al Gip.
Restano in carcere gli 8 presunti affiliati al clan Gionta che avevano imposto il pizzo a commercianti e imprenditori di Torre Annunziata. Si sono svolti nella mattinata di venerdì 20 gennaio gli interrogatori dinanzi ai giudici di Napoli e di Gorizia per gli 8 uomini arrestati dai carabinieri del nucleo investigativo di Torre Annunziata che, agli ordini del tenente colonnello Leonardo Acquaro, hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa su richiesta della Dda di Napoli per associazione di tipo mafioso, tentato omicidio, associazione finalizzata al traffico illecito di stupefacenti, estorsione e detenzione e porto illecito di armi, tutti aggravati dal metodo e dalle finalità mafiose.
Tutti gli indagati si sono avvalsi della facoltà di non rispondere e, assistiti tra gli altri dagli avvocati Roberto Cuomo, Giovanni Tortora e Gaetano Rapacciuolo, quasi sicuramente si rivolgeranno al Tribunale del Riesame per provare ad ottenere la scarcerazione.
In manette sono finiti il capo Pietro Izzo, 40 anni, nonché Antonio Palumbo, 34 anni, arrestato a Monfalcone (Gorizia) dove stava lavorando; e Pasquale Teano, 48 anni, gli unici tre ancora a piede libero; è tornato, poi, in carcere Salvatore Buonocore, 20 anni, unico ai domiciliari a Torre del Greco; mentre sono stati raggiunti dal provvedimento nelle loro celle del carcere di Secondigliano i già detenuti Giovanni Gallo, 35 anni; Salvatore Teano, 46 anni; Gaetano Acampora, 49 anni; e Salvatore Bevilacqua, 34 anni.
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