E’ ancora pandemia, ancora mascherine, distanze, divieti, limitazioni. La vita scorre con difficoltà tra paure e timori. Il Covid ancora non dà tregua. Le vittime maggiori di questa vita vissuta per metà sono i bambini, e mentre ancora si conteggiano le vittime di questo mostro invisibile in tv scorrono immagini che mai si pensava di rivedere. Immagini di guerra.
Militari, carri, armi, fumo, ceneri, morti, bambini ammazzati, orfani. Ancora disperazione, ancora sofferenza nel mondo. E per quanto la guerra sembri lontana non si è mai abbastanza distanti dallo scempio. Si avvertono a distanza le grida e i pianti di quelle vittime innocenti che vivono le ingiustizie di scellerati che giocano con la vita umana. La guerra si sa è una strada insensata, priva di umanità. La guerra ha diverse sfaccettature. Si è in guerra tra Stati, per soldi, ma si è in guerra anche quando c’è la criminalità organizzata. C’è guerra quando muoiono innocenti.
E come spiegare a questi bambini di oggi, cosa vuol dire la guerra? Come incoraggiarli a vivere speranzosi e confidare in quella parola che solo nel pronunciarla riempie il cuore: pace.
Ed è proprio in virtù della pace, che i bambini del Secondo Circolo Siani di Torre Annunziata scendono in campo unendosi con le loro dolci voci e cuori gentili, in un unico grido: “Pace nel mondo, pace nella nostra città”.
Con questo slogan gli alunni della Giancarlo Siani, capeggiati dalla dirigente scolastico Lucia Massimo e dalla vice preside Sandra Ciliberti, manifestano il loro pensiero: “Lasciateci stare in pace”.
Tutti vestiti con T- shirt e bracciali colorati, mascherine, bimbi con i loro sorrisi, e la loro ingenuità chiedono di vivere in serenità, umanità. Un mondo unico fatto di uguaglianza, di amore. I loro passi e le loro mani rivolte al cielo hanno creato un momento magico e commuovente. In quell’istante nel campetto Alberto Cirillo di via Tagliamonte, col sole caldo di primavera, i bambini hanno creato un arcobaleno e il simbolo della pace, fatti da essere innocenti e speranzosi che chiedono solo di vivere bene.
“Noi non sappiamo spiegare la guerra ai nostri bambini, perché non sappiamo spiegarla neanche a noi stessi – con voce commossa ha preso parola la vicepreside Sandra Ciliberti - cerchiamo però di educarli alla pace, un qualcosa che è ancora lontana dal nostro stesso territorio perché la criminalità organizzata ha fatto vittime e ha tolto la dignità ad onesti lavoratori. La scuola – prosegue - ha il dover di educare alla pace e all’onestà e stamani i nostri alunni faranno un appello particolare, menzionando le nostre di vittime della camorra. Stamani verifichiamo la loro presenza”.
E con il sottofondo della canzone di Laura Pausini, “Il mondo che vorrei”, inizia un momento davvero molto commuovente. Un susseguirsi di nomi a cui i bambini hanno risposto “presente”. Un elenco fatto di uomini e donne a cui la vita è stata tolta per volere di un criminale.
“Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Luigi Staiano, Raffale Pastore, Luigi D’Alessio, Rosa Visone, Luigi Cafiero, Matilde Sorrentino, Giuseppe Veropalumbo, Vitiello Vincenzo, Costantino Laudicino, Francesco Fabrizi, Maurizio Cerrato, Antonio Morrione Giancarlo Siani. A loro e a tutte le vittime innocenti la nostra memoria e il nostro impegno per la pace, date pace a questi bambini di questa città. No alla camorra”.
In un momento di forte commozione, la dirigente Lucia Massimo ha ringraziato i suoi alunni, le sue insegnanti, e con voce rotta dall’emozione saluta tutti affermando: “Mai avremmo pensato di poter fare una manifestazione del genere con una guerra in corso, almeno per la mia generazione. In certe situazioni le parole non bastano, le azioni sì. Questi bambini sono il futuro e noi dobbiamo lottare per loro. Il mondo che stiamo lasciando non è dei migliori”. Poi conclude: “Combattere per i nostri bambini e contro il male che da anni attanaglia la nostra città. Pace a tutti”.
In attesa che questa guerra giunga al più presto a termine, c’è la speranza che queste voci ingenue drgli alunni della Siani arrivino lontano, arrivino nelle orecchie di chi non vuol sentire. Che questo simbolo di pace giunga agli occhi di chi non vuol guardare. Con l’augurio che questo periodo resti abbandonato nelle pagine dei libri di storia, un libro invece che dovrebbe riempirsi di colori. Lo dobbiamo ai nostri figli, perché loro sono il mondo, sono quelli che nel futuro renderanno i giorni più luminosi. Niente cenere, niente sangue, niente vittime ma solo pace e amore. Siano loro da esempio per gli adulti.