La camorra lede l'immagine della città di Torre Annunziata.
La sentenza di condanna delle donne del clan Gionta, Carmela Gionta, sorella del boss Valentino, e Annunziata Caso, moglie del ras Aldo, dispone anche il risarcimento al Comune oplontino di una somma che poi dovrà essere stabilita dal giudice in sede civile.
Lo annuncia il sindaco Giosuè Starita che commenta con soddisfazione, su Facebook, la notizia. «Così come formalmente richiesto dall’Amministrazione comunale di Torre Annunziata che si è costituita parte civile nel processo, la sentenza ha di fatto riconosciuto il danno d’immagine che le due hanno arrecato alla città», scrive il primo cittadino.
Il 6 luglio scorso, "zì Carmela" e Annunziata Caso sono state condannate dal gup del Tribunale di Napoli rispettivamente ad 8 anni e 6 anni e 8 mesi di reclusione per associazione a delinqure di stampo mafioso. Nel provvedimento si legge testualmente: «con la loro condotta hanno nociuto all’immagine della città ed allo sviluppo del turismo e delle attività produttive di essa, con conseguente lesione di interessi propri, giuridicamente tutelati, dell’ente che della collettività danneggiata ha la rappresentanza»
«Finalmente c’è l’esplicazione di un principio che, al di là dei fatti contingenti, riconosce che questo tipo di delinquenza ha delle ricadute gravissime sulla città - prosegue Starita -. Al di là dei danni immediatamente riconoscibili, a livello legale, economico, sociale e di vivibilità, questa sentenza afferma che i comportamenti malavitosi compromettono la percezione esterna e pubblica di un’intera città, minandone lo sviluppo, pregiudicando attività economiche e imprenditoriali. La città dei Gionta e dei Gallo (l'altro clan egemone, ndr) tende a sovrapporsi e sostituirsi a quella della stragrande maggioranza che è fatta di torresi perbene, di lavoratori, commercianti e professionisti onesti, che fuori dai riflettori della stampa - conclude - lavorano e vivono in questa città».
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