«The day after», il giorno dopo. All'Istituto Tecnico Commerciale Cesàro-Vesevus di Torre Annunziata si respira un'atmosfera surreale, all'indomani della paura e del panico generato dal ritrovamento di ingenti quantità di esplosivo e droga nella struttura adiacente alla scuola, quell'ammasso di ferraglia e cemento che avrebbe dovuto essere la palestra. Ma che, in tanti anni, non è stata mai completata. Simbolo di una burocrazia inetta, di Istituzioni pilatesche. Emblema di un degrado a cui, purtroppo, la città sembra essere assuefatta.
Vi mostriamo le immagini di quello scempio. Sono pugni nelle coscienze di ogni cittadino perbene, di ogni comunità che si reputi civile. Come è possibile che a pochi passi da una scuola ci sia così tanto abbandono e strafottenza? Come si possono inculcare negli studenti, la classe dirigente e lavorativa del futuro, esempi positivi se si trovano dinanzi, ogni giorno, ad uno "spettacolo" simile?
Eppure quei ragazzi, insieme al personale della scuola, ci convivono quotidianamente. Vani gli appelli della dirigenza, susseguitisi nel corso degli anni, di ridare decoro a quei luoghi. Un palazzetto dello sport "cadavere" già prima di venire alla luce, e che invece avrebbe potuto rappresentare un luogo di aggregazione per i tanti giovani che, in questa città, hanno pochi spazi a disposizione per praticare sport.
Quanto accaduto è gravissimo, perché pensare che la camorra utilizzi luoghi abbandonati, per di più nei pressi di una scuola, come nascondigli per il suo armamentario, è un assunto agghiacciante. Stamattina (26 novembre), al Cesàro sono pochi i ragazzi entrati nelle aule. Poco più di cento a fronte di una platea di oltre cinquecento studenti. Impossibile svolgere le lezioni. I timori e le preoccupazioni sono ancora tanti, soprattutto dopo i tragici fatti di Parigi del 13 novembre scorso. La dirigente scolastica Rita Iervolino ha avuto, così, l'idea di radunare gli studenti presenti e gli insegnanti nell'aula magna della scuola, per spiegare ciò che è successo e per lanciare il messaggio di speranza che ancora, nonostante tutto, anima chi svolge quotidianamente il proprio lavoro tra mille difficoltà.
«Innanzitutto, posso rassicurare i genitori ed i ragazzi che l'area adiacente alla scuola è stata bonificata, come ci è stato comunicato dalle forze dell'ordine e dalla magistratura, alle quali va il mio più sentito ringraziamento. Voi che siete qui (dice riferendosi agli studenti che hanno sfidato la paura, ndr) avete dimostrato che credete nella Scuola come Istituzione, credete nella legalità e nel rispetto dei diritti, tra cui c'è anche quello allo studio. Ho il privilegio di avere a disposizione un corpo docenti straordinario, con competenze professionali eccellenti. E' un momento pesante per noi, ma so che con il sostegno degli insegnanti, lo supereremo. Risorgeremo!».
Dal discorso della dirigente traspare la voglia di lasciarsi alle spalle questa brutta esperienza. «La nostra scuola è sicura, è libera. Anzi, vi annuncio che sarà aperta anche nelle ore serali per attuare progetti di socializzazione. Coinvolgeremo anche le altre scuole del territorio. Il loro sostegno, in questi delicati momenti, sarà fondamentale. Così come quello delle Istituzioni (il sindaco Giosuè Starita dovrebbe incontrare la dirigente nel pomeriggio, ndr), e delle famiglie. Il nostro Istituto sarà aperto al territorio e continuerà ad essere un polo di formazione di alta qualità per tutto il comprensorio».
Poi, parla del palazzetto dello sport. «Oggi può essere visto come un emblema della camorra. Ma quando sarà abbattuto, perché è questo che chiediamo con insistenza, rappresenterà l'emblema della sconfitta della camorra».
Chiede vicinanza la dirigente scolastica. «C'è bisogno di una cordata di solidarietà da parte di tutti, scuole, giovani, cittadini, oltre ad un rafforzamento della vigilanza».
A parlare è poi la docente Giulia Pisani: «Questa scuola è stata un polo culturale d'eccellenza ed ora viene coperta di polvere. Non si può voltare la faccia dinanzi a ciò che è accaduto. Non basta la solidarietà di rito del momento. Ma occorre un'attenzione costante. Questa è una scuola della quale sentirsi orgogliosi. Ha formato i migliori tra avvocati, magistrati, architetti, geometri, commercialisti. Non lasceremo che venga infangata».
«Il "Cesàro" da sempre ha rappresentato una scuola a rischio - sottolinea un'altra docente, Carla Papa -. Qui hanno studiato anche figli e nipoti di camorristi. Non abbiamo avuto mai paura di fare il nostro dovere. Ed è gratificante vedere come ragazzi provenienti da contesti difficili abbiano apprezzato il nostro lavoro, sentendosi "protetti" dallo scudo della legalità e dei principi costituzionali che quotidianamente vengono inculcati negli studenti. La paura non deve imposserasi di noi».
Infine, la voce dei ragazzi. Il rappresentante d'Istituto Luca Alessandrella espone i progetti futuri, a dimostrazione che le idee, quelle sane e positive, non possono essere sconfitte. «Ci attiveremo per coinvolgere le altre scuole della città al fine di superare questo delicato momento. Non dobbiamo restare indifferenti rispetto a quello che è accaduto, ma diuscuterne e fare in modo che non avvenga più. La nostra scuola diventerà un luogo di socialità, con progetti di musica, arte e sport».
Quali migliori parole per andare avanti. Per dimostrare che un futuro è possibile. Nonostante tutto.