«Giancarlo è uno di noi. Tu da che parte stai?». Non è uno slogan, ma un invito che don Tonino Palmese ha pensato di rivolgere a chi ancora oggi tenta di ridicolizzare un evento che ha segnato indelebilmente il nostro territorio.
Il 23 settembre 1985, esattamente trent’anni fa, Giancarlo Siani moriva ammazzato per mano della criminalità organizzata. Era stato “condannato” perché colpevole di “verità”.
Questa mattina, nel cortile di Palazzo Criscuolo a Torre Annunziata, il giovane giornalista de “Il Mattino”, appena 26 anni, è stato ricordato con un incontro al quale ha partecipato il ministro della Giustizia Andrea Orlando. Il Guardasigilli ha sottolineato lo stato di precarietà dell’attività giornalistica di Siani. La stessa condizione che, a distanza di tanti anni, vivono oggi troppi giovani e che favorisce i fenomeni criminali. «Nessuno deve pagare più con la vita l’esercizio del proprio lavoro, della propria passione – ha sottolineato il ministro del governo Renzi – e in questo lo Stato e le Istituzioni devono fare la loro parte. Ma occorre anche l’impegno singolo e concreto di ciascuno di noi, evitando il comodo ricorso alla delega. Io sono oggi a Torre Annunziata per questo, per fare la mia parte. E auguro a tutti noi che nella nostra vita ci sia concesso anche un briciolo del coraggio di Giancarlo Siani».
Orlando ha promesso un impegno specifico del proprio ministero nella trasformazione di Palazzo Fienga. Nell’introduzione iniziale, infatti, il sindaco Giosuè Starita ha parlato della confisca dell’edificio di via Bertone e la sua destinazione per accogliere Giudici di Pace, alloggio per le forze dell’ordine, sedi di associazioni culturali, ludoteche e biblioteche. «Da fortezza inviolabile a palazzo della speranza e del rilancio», ha detto Starita che si è soffermato anche sul grosso e fondamentale lavoro intrapreso dal mondo della scuola nel versante dell’educazione alla legalità dopo anni di silenzi, omissioni e colpevoli negligenze.
Don Tonino Palmese, presente a nome della famiglia Siani, ha fatto una richiesta specifica al ministro Orlando: «Andate a riprendere un disegno di legge dell’aprile 2014 che chiede di conferire le stesse tutele previste per le famiglie delle vittime delle mafie, anche a quelle persone che hanno perso un proprio congiunto per atti violenti senza responsabili. Non è giusto che la figlia di Giuseppe Veropalumbo, ucciso da un proiettile vagante, non possa essere aiutata ad intravedere un futuro sereno».
Il procuratore del tribunale di Torre Annunziata Alessandro Pennasilico ha confidato: «Ho ripreso a partecipare a manifestazioni che ricordano Giancarlo Siani da quando lavoro a Torre Annunziata. Vi assicuro che in Procura crediamo fortemente nel nostro lavoro. Lo consideriamo una sorta di delega in bianco che, però, non possiamo restituire incompleta alla cittadinanza. L’incertezza della detenzione e la carenza di organici a disposizione, ci impediscono di essere più incisivi su un territorio così complesso». Un messaggio eloquente con un destinatario inequivocabile: il presente Ministro della Giustizia.