A cura della Redazione
Cari amici vi scrivo, ma a volte le parole servono a poco. A volte non bastano neppure ad augurare buon anno. Di auguri e di speranze per un futuro migliore, però, abbiamo urgente bisogno. In Italia, in Campania, soprattutto a Torre Annunziata, dove la crisi minaccia la cancrena. Per ora siamo fermi alla professione di fede, vogliamo crederci, ma nessuna certezza accompagna i nostri auspici per un 2014 davvero buono o anche solo migliore del disastroso 2013. Qualche indizio pare autorizzare un ottimismo molto cauto, come quello timidamente ostentato dai medici dopo un intervento molto complicato. I tagli imposti alle spese, pubbliche e private, hanno rafforzato una sensazione diffusa di povertà. L´hanno chiamata spending review, quasi che l´anglicismo rendesse meglio il concetto di sacrifici inevitabili. Qualcosa hanno fruttato, anche se il dolce non è ancora arrivato alla bocca. Per risorgere occorrerebbe investire, e di investitori non cè traccia. Lo Stato non ha la forza, i privati non hanno il coraggio, gli stranieri sostengono di non avere da noi garanzie di affidabilità. A volte sembrano soprattutto alibi: quali sicurezze danno democrazie precarie, oppure regimi totalitari in cui le regole possono cambiare con un atto dimperio? Ma questi sono discorsi troppo alti, le urgenze sono basse, cè una borsa della spesa da riempire e mai come in queste feste loperazione è costata fatica e fantasia.
Erano anni che non trascorrevo un periodo così lungo a casa, il tempo di ascoltare storie dannate e favole incantate. Ragazzi che diventano adulti, inseguendo una vita normale, e talenti che hanno trovato lontano da Torre un´esltante consacrazione. Tutti vorrebbero far qualcosa per rendere finalmente grande la propria città. E un tarlo che tormenta, ma pure un entusiasmo che potrebbe essere trasformato in carburante per alimentare il motore della ripresa. Quel che resta del mercato del pesce nei giorni di antevigilia è tornato a essere un luogo di positiva aggregazione; le imprese riemerse per valorizzare il brand Pasta di Torre Annunziata sono tentativi apprezzabili di recuperare tradizione e occasioni perdute, Ma ci sono anche fenomeni che sfuggono alla ragione, come il proliferare di punti di raccolta delle scommesse sportive o come il rifiuto di molti possibili figli darte che negano anche lidea di continuare nobili mestieri familiari, preferendo il nulla a un lavoro creativo come quello dellartigianato.
Sono le nostre contraddizioni, con le quali ci scontriamo, combattiamo, davanti alle quali spesso soccombiamo. Ma ora basta farci del male, proviamo a ripartire. Abbiamo appena chiuso lanno più nero della storia recente italiana. Non possiamo che migliorare. Buon anno.
MASSIMO CORCIONE
(direttore Sky Sport
editorialiasta TorreSette)