Misura cautelare degli arresti domiciliari - emessa dal Giudice delle Indagini Preliminari del Tribunale capitolino - nei confronti di due noti immobiliaristi, ritenuti responsabili di bancarotta fraudolenta. Di origine casertana, uno è noto alle cronache per vicende che lo hanno visto protagonista per rilevanti iniziative speculative, soprattutto nel settore immobiliare. A fronte della crisi di tale comparto, il gruppo societario - cui fanno capo centinaia di imprese - ha orientato il proprio business, nel tempo, verso la gestione di alberghi di lusso nelle città di Venezia, Milano e Taormina.
Dagli approfondimenti investigativi condotti dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza, è emerso che gli arrestati hanno distratto dal patrimonio della fallita oltre 8 milioni di euro, relativi a un credito vantato verso la società controllante, trasferendolo fittiziamente a due società con sede in Lussemburgo appartenenti allo stesso gruppo e rendendolo «di fatto irrecuperabile, mediante un complesso intreccio di negozi giuridici fraudolenti, indice dell'elevata professionalità degli indagati», scrive la Procura.
In particolare, il credito, inizialmente costituito da somme giacenti su un rapporto di conto corrente cointestato alle due società (la fallita e la controllante) è stato trasformato in un finanziamento fruttifero infragruppo concesso, in successione, a due persone giuridiche anonime lussemburghesi con una situazione economico-patrimoniale estremamente compromessa.
Per gli inquirenti, gli indagati avrebbero creato società «a mero scopo speculativo, le quali sono state sistematicamente ed in maniera preordinata portate al fallimento, come di fatto sta avvenendo per numerose società del gruppo». I fatti contestati ai due soggetti finiti sotto inchiesta - i quali, allo scopo di impedire agli investigatori di risalire alle proprie responsabilità, hanno occultato parte della documentazione contabile - hanno provocato il dissesto e il successivo fallimento della società nel 2016, con un passivo pari a oltre 32 milioni di euro, gran parte dei quali nei confronti del Fisco.
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