E' ormai guerra istituzionale tra la maggioranza che sostiene il sindaco Giosuè Starita ed il presidente del Consiglio comunale di Torre Annunziata, Raffaele Di Donna.
Dopo la mozione di sfiducia presentata l'8 giugno scorso da quattordici esponenti della coalizione a sostegno del primo cittadino, Di Donna, secondo quanto previsto dallo Statuto Comunale, avrebbe dovuto convocare la seduta di Consiglio entro quindici giorni (cioè entro il 23 giugno), nella quale si sarebbe dovuto discutere, ed eventualmente approvare, la mozione. Cosa che, a tutt'oggi, non è avvenuta.
Così, i quattordici consiglieri hanno chiamato in causa il Prefetto di Napoli, Gerarda Maria Pantalone, «affinché eserciti i suoi poteri e consenta al Consiglio comunale di riunirsi e discutere l’ordine del giorno».
Il documento di sfiducia - sottoscritto da Lello Ricciardi, Vincenzo Ascione, Antonio Gagliardi, Luigi Cirillo, Massimo Papa, Bruno Avitabile, Pasquale Iapicca, Domenico Roviello, Pietro Lucibelli, Luigi Ammendola, Marcello Vitiello, Francesco Donadio, Rocco Manzo e Francesco Anzalone - trae origine da quella che i firmatari definiscono una «prevaricazione» di Di Donna riguardo all'esercizio dei «suoi compiti istituzionali, entrando in conflitto con gli stessi consiglieri».
I consiglieri evidenziano, inoltre, una «grave e reiterata violazione dello Statuto e dei Regolamenti dell'Ente da parte del presidente Raffaele Di Donna, nonché la sopravvenuta mancanza di fiducia del Consiglio nei suoi confronti».
«Appare del tutto incomprensibile l'atteggiamento del presidente Di Donna - dichiara Lello Ricciardi, capogruppo Pd -. Al di là del merito della vicenda, non comprendiamo come si possa contravvenire a norme regolamentari che impongono la convocazione del Consiglio comunale entro i quindici giorni dalla presentazione della mozione di sfiducia. Quale è la finalità di tutto questo tergiversare? Di questo passo, allora, l'Assise non sarà più convocata perché il presidente sa che alla prima seduta utile verrà discussa la sua sfiducia? Non escludiamo - conclude Ricciardi - ulteriori azioni oltre alla richiesta già indirizzata al Prefetto».
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