Poppea e Nerone, viaggio tra Roma e Oplonti, il testo teatrale di Carmela Capitale.
Nell’aula magna del liceo artistico “G. de Chirico” di Torre Annunziata si è tenuta la presentazione del libro “Il Mito di Poppea”.
Introduce il dirigente scolastico Felicio Izzo. «E’ una tragedia che va recitata - afferma - ed anche la scrittura ha una sua musicalità che stimola la visualizzazione».
Poi la parola al professore Biagio Soffitto. «All’inizio mi chiedevo: cosa si potesse mai dire di più di questi personaggi? (Poppea e Nerone, ndr). Questi pregiudizi si sono sciolti subito dopo la prima lettura - prosegue Soffitto, descrivendo i quattro punti importanti -.. Il genere: tragedia leggera, quasi una tragicommedia, che riflette la nostra esistenza, la duplicità dell’animo umano; la maniera di esprimersi: ovvero la capacità di scrittura piena di carattere filologico, piena di conoscenze di letteratura, costume e mitologia, con una lingua appropriata; ambientazione: la prima parte è romana, la seconda e la terza invece sono oplontine, caratterizzate da una verosomiglianza assoluta. Infine i personaggi: ansia di potere della coppia Nerone e Poppea», conclude il professore.
La parola passa a Carmela Capitale, l’autrice del libro. «Il “Mito” nasce come testo teatrale; ci sono tredici personaggi storici tranne uno, Deliria, che ho inventato io allo scopo di personificare il delirio umano. Il linguaggio varia a seconda dello status sociale, la realtà storica non combacia con quella reale per scelta, Nerone e Poppea non sono ancora sposati nell’opera. Il primo atto si conclude con l’uccisione di Agrippina, il secondo atto è più leggero - conclude -. Ho scelto il testo teatrale anziché il romanzo perché ho alleggerito la storia e poi l’obiettivo principale è l’interpretazione. Io sono nata con il teatro in testa».
Dopo alcune domande del pubblico all’autrice, l’incontro si conclude con una citazione di Borges «A ti también, en otras playas de oro, te aguarda incorruptible tu tesoro: la vasta y vaga y necesaria muerte (nonostante tutto, l’unico tesoro dell’uomo è la morte).
Carmela Capitale e l’attore Liborio Preite hanno interpretato alcuni atti del libro con grande professionalità facendo immedesimare i presenti nella tragedia.
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