Un vasto incendio si è sviluppato l’altra notte, tra giovedì e venerdì, in un’arcata borbonica lungo via Caracciolo a Torre Annunziata. Ancora una volta, uno dei simboli dell’architettura dell’800 (il 4 agosto del 1842 veniva inaugurato il tratto di ferrovia che collega Napoli a Torre Annunziata) era in preda alle fiamme, alimentate probabilmente dai cumuli di rifiuti che periodicamente vengono abbandonanti dai soliti incivili.
Sul posto si sono portati i Vigili del fuoco che, con non poca difficoltà a causa della nuvola di fumo nero e acre, hanno domato l’incendio, e una pattuglia del Commissariato di Polizia oplontino per indagare sulle cause che hanno provocato il rogo, se doloso oppure dovuto ad un atto di imprudenza.
Non è la prima volta che le arcate borboniche vengono avvolte dalle fiamme, l’ultima in ordine di tempo è avvenuta nell’ottobre dell’anno scorso. Tuttavia, quando ancora non erano iniziati i lavori per la loro riqualificazione, e gli ingressi non erano sbarrati da grate, le arcate diventarono vere e proprie discariche abusive, con i rifiuti spesso dati alle fiamme.
Poi nel mese di maggio del 2017 finalmente furono avviati i lavori di riqualificazione da parte dell’impresa appaltatrice della società Rfi SpA, del Gruppo delle Ferrovie dello Stato.
L'accordo tra Rfi Spa e Comune oplontino
Con l’appalto concesso a Rfi, proprietaria dell’infrastruttura, si pensava che l’opera potesse essere eseguita celermente in quanto l’accordo a suo tempo stipulato con l'Amministrazione Starita prevedeva la concessione in comodato d’uso delle arcate al Comune oplontino, da destinarle successivamente ad attività commerciali ed artigianali. Le cose purtroppo non sono andate come ci si aspettava: i lavori sono proseguiti a singhiozzo fino a quando non si sono completamente fermati.
Le cause? Da quello che noi sappiamo tutto è nato dalla messa in opera degli infissi davanti agli ingressi delle arcate. Nel progetto erano previsti infissi in alluminio, mentre la Sovrintendenza di Napoli, dopo l’installazione del primo infisso, ne bloccava l’esecuzione, chiedendo di sostituire l’alluminio con l’acciaio lavorato, visto il periodo storico a cui risalgono le arcate borboniche.
Ciò però avrebbe comportato necessariamente costi differenti. Così l’impresa appaltatrice dei lavori, in attesa che la società Rfi proponesse una variante al progetto, interruppe i lavori. E da allora è iniziata la querelle tra Rfi e l’amministrazione comunale, la quale mise in discussione anche il computo metrico presentato da Rfi e la qualità dei lavori eseguiti (il Comune chiedeva una ditta esperta in restauri, vista la provenienza storica della infrastruttura), senza che i due contendenti trovassero un accordo per proseguire e completare i lavori.
La Commissione Straordinaria, nel frattempo insediatasi al Comune nel 2022, rescindeva definitivamente il contratto con Rfi rinviando il contenzioso in tribunale, con l’udienza prevista per il prossimo giugno.
E intanto la riqualificazione del waterfornt oplontino, che dovea diventare il simbolo del riscatto della città, rimane ancora un sogno nel cassetto...