E’ passata alla storia come la più grande tragedia che Torre Annunziata abbia mai conosciuto: 3.000 senzatetto, 400 feriti gravi, tantissimi feriti lievi ma, soprattutto, 54 vittime innocenti. Questo è il resoconto di quel maledetto 21 gennaio 1946, una data che i torresi non dimenticheranno mai, quella dello “scoppio dei carri”.
In Europa, la Seconda Guerra Mondiale era terminata da nove mesi. A Torre Annunziata gli Alleati erano arrivati già dal settembre del 1943, e dopo il tremendo e gelido inverno del 1944, la nostra città ormai viveva in un pieno clima di dopoguerra.
Lo scalo merci ferroviario di Torre Annunziata era un nodo importantissimo per il transito del materiale bellico. Alla fine di gennaio del 1946 vi erano depositati circa trenta vagoni carichi di munizioni. Da qui il materiale bellico sarebbe stato caricatio sui barconi per essere distrutto successivamente in mare. Bombe, proiettili, munizioni, residuati di guerra inesplosi andarono ad occupare, così, la banchina merci della stazione marittima nell'attesa di essere smaltiti.
Le esplosioni nel pomeriggio inoltrato del 21 gennaio 1946
La sera del 21 gennaio, per cause che sono rimaste ancora oscure, quindici vagoni di munizioni presero fuoco. Il primo scoppio avvenne nel pomeriggio, intorno alle 18,00. La gente che stanca ritornava a casa ebbe paura ed affrettò il passo. Dieci minuti più tardi il secondo scoppio, il più terribile. La popolazione si riversò per strada in cerca di ricovero. Grida disperate si alzarono da ogni parte. Una pioggia di calcinacci, di infissi, di serrande metalliche copriva tutte le strade del centro.
Altri tre scoppi violenti, ed ancora fino a tarda sera proiettili di tutti i calibri, bombe di aeroplano, nastri di mitragliatrici continuarono a scoppiare l’uno dietro l’altro provocando paurosi incendi nella zona, arrecando morte e terrore. Le tremende esplosioni, con il conseguente spostamento d’aria, rasero al suolo il vecchio quartiere marinaro. La città intera era stata devastata, centinaia gli edifici lesionati e sventrati, interi impianti industriali distrutti, migliaia di case rese inabitabili.
Quartiere dei pescatori completamente distrutto
Fu un esodo tragico verso i comuni viciniori. Un’alba tragica si affacciò il mattino dopo sulla città distrutta. Il quartiere dei pescatori, posto tra via Castello e via Stella, non esisteva più. Era diventato un unico ammasso di macerie, di case abbattute dalla furia devastatrice delle terribili esplosioni. Dalle macerie si levavano grida di aiuto e lamenti di feriti, intere famiglie vi erano rimaste intrappolate per tutta la notte.
Con i primi soccorsi le persone cominciarono ad esser liberate e vennero alla luce i primi morti. Al porto crollarono le mura dei magazzini generali sotterrando tonnellate di grano. La casa del portuale fu distrutta, gli uffici di Capitaneria abbattuti, le banchine ed i pontili subirono enormi squarci nelle loro strutture. La Basilica della Madonna della Neve, posta nelle immediate vicinanze del luogo delle deflagrazioni, fu gravemente danneggiata, ma il trono di Maria SS. della Neve rimase intatto.
Non solo macerie ma anche vittime: 54 mori e 400 feriti
A Torre Annunziata furono inviati viveri, medicinali, coperte, razioni di pane, aiuti da tutti i comuni vicini. Giunsero medici per aiutare i colleghi torresi, arrivarono soldati in aiuto dei Vigili del Fuoco. Una città devastata. Tre anni di guerra e di bombardamenti non erano riusciti a fare quello che in una sola sera l’esplosione aveva provocato: 54 vittime e 400 feriti.
Vite, cose, sogni bruciati in un attimo. Come quelli di un giovane artista torrese, appena ventenne, che aveva costruito un piccolo teatrino in via Castello, dove ogni sabato si esibiva con i suoi burattini ed i pupi da lui costruiti. Con lo scoppio dei carri, di quei sogni e di quel teatro rimase solo polvere. Quel giovane era mio padre... (Anna Aricò)