Faccio una premessa: gli argomenti trattati in questo articolo non riguardano la nuova amministrazione comunale, ma più in generale sono la constatazione della debolezza della politica a Torre Annunziata.
Di esempi ne potrei fare molti, ma mi limito agli ultimi avvenimenti che hanno interessato la città oplontina.
La fiction Vincenzo Malinconico
Inizio con la fiction “Vincenzo Malinconico, avvocato d’insuccesso”. La polemica innescata dal nostro giornale (Venere acquista la droga a Torre Annunziata, pur se la serie TV è ambientata ad oltre 30 chilometri di distanza, Salerno) ha visto scendere in campo il sindaco, politici e operatori del settore turistico per protestare contro la sceneggiatura della fiction. E’ difficile, purtroppo, scrollarsi di dosso l’etichetta di città crocevia della droga, pur se l’azione decisa delle forze dell’ordine e della magistratura negli ultimi anni ha contenuto il fenomeno. Scrittori, sceneggiatori, registi, ignorano ancora questo lavoro encomiabile, e oramai decennale, effettuato sul territorio, ma che probabilmente non viene percepito oltre il perimetro cittadino. La classe dirigente dovrebbe, dunque, lavorare anche in un altro versante: cambiare la narrazione distorta, qualunquistica e stereotipata della città.
Da Pompei Tech World a Maximall Pompeii, passando per Pompei 2000
Proseguiamo poi con il centro commerciale Maximall Pompeii. Una mega struttura insediatasi su oltre 200mila metri quadrati in una zona strategica di Torre Annunziata, a pochi passi da Pompei. Le amministrazioni comunali che si sono succedute nel corso di qualche decennio hanno fatto di tutto per agevolare una proposta imprenditoriale che riqualificasse un’area fortemente inquinata da amianto, dovuta alla produzione della fabbrica Italtubi.
Si era partiti con il progetto Pompei Tech World dell’imprenditore avellinese Abate nel 1999, un Parco giochi a tema, dove sarebbero stati ricreati a scopo divulgativo e ludico gli ambienti e le scene di vita quotidiana dell’antica città di Pompei.
Poi si è proseguito con Pompei 2000, amministratore delegato Gennaro De Sena, che prevedeva un "Polo del gusto", con offerta di piatti tipici preparati con prodotti tradizionali campani, e un "Salone del Made in Italy", vero e proprio ‘Polo della moda’. Previsti poi un albergo a tre stelle, spazi per conferenze, mostre, manifestazioni di moda e mondane, un cinema, un bowling, una libreria, e un museo virtuale.
E infine siamo arrivati al Maximall Pompeii dei fratelli Negri. Ebbene in tutte e tre le opere compare il nome di Pompei, nonostante i progetti andavano a realizzarsi nettamente sul territorio di Torre Annunziata. Eppure nessuno degli amministratori e politici degli ultimi 20 anni si è mai opposto a questa denominazione. E’ vero che il brand “Pompei” è molto più famoso, accattivante e attraente di “Torre Annunziata”, e che ogni imprenditore può utilizzare la denominazione che gradisce senza dar conto a chicchessia, ma un po’ di “rispetto” verso la città che ospitava il progetto imprenditoriale sarebbe stato gradito e si poteva tradurre nello studio di un logo che comprendesse il riferimento al comune dove insiste l’insediamento.
Caselli e uscite autostradali
E che dire poi dei caselli e uscite autostradali. A quello di Torre Annunziata Nord è stata affiancata la scritta Torre del Greco Sud, alle uscite di Torre Annunziata Sud l’indicazione di Boscoreale. Vi chiederete qual è il problema. Nessuno, se non fosse per il fatto che le decisioni non sono state assunte autonomamente dai vertici di Autostrade, ma sollecitate dalle amministrazioni dei comuni limitrofi, senza neanche sentire il Comune di Torre Annunziata, il cui peso politico oltre i confini cittadini, è quasi inesistente (la città non ha rappresentanti diretti né in Regione né nella Città Metropolitana di Napoli).
Centro per l'Impiego a Boscoreale
Lo dimostra il fatto che tra una città di 40 mila abitanti (Torre Annunziata) ed un alto tasso di disoccupazione, ed un’altra di 26mila abitanti (Boscoreale) con un tasso di disoccupazione molto minore, la Regione ha scelto quest’ultima come sede del Centro per l’Impiego (che comprende oltre i due Comuni prima citati, anche Pompei, Boscotrecase e Trecase). E questo nonostante la città oplontina avesse presentato nella manifestazione di interesse una sede già “bella e pronta”, confiscata peraltro alla camorra, mentre quella di Boscoreale andrebbe ancora ristrutturata.
Credo che i cittadini torresi si siano stancati di essere violentati in continuazione da tutto ciò, ma la rassegnazione e l’assuefazione non consentono un moto di reazione convinto, corporativo, collettivo.
Un rigurgito, in questo senso, lo abbiamo registrato per le manifestazioni organizzate per sollecitare la riapertura del Pronto Soccorso dell’ospedale di Boscotrecase, attivo fino a marzo 2020 e che interessa un bacino di oltre 200mila abitanti. Anche in questo caso, qualcun altro ha deciso per noi.
(Foto di Antonello Selleri)