«Nessuno pensava che fare il giornalista a Napoli negli anni 80 fosse un mestiere pericoloso, ma aver svelato un patto tra clan per liberarsi di un boss troppo ingombrante, era un affronto insopportabile per un mafioso. Per questo decisero di farlo tacere per sempre».
Paolo Siani riavvolge la dolorosa bobina della memoria e torna indietro di 39 anni, a quel maledetto 23 settembre 1985, data dell’efferato omicidio del fratello Giancarlo.
Quel giorno Giancarlo Siani fu brutalmente sottratto ai suoi cari e a tutti noi. Ma il suo esempio continua a fare breccia in tanti giovani cronisti e indica da che parte stare: a sostegno della libertà di stampa, dei colleghi minacciati, di chi con impegno, passione e sacrificio quotidiani ribadisce ogni giorno il valore della sana informazione che è fondamentale per la democrazia.
Giancarlo aveva 26 anni. Era un giornalista precario, non ancora in possesso di un vero e proprio contratto di lavoro con la testata per la quale scriveva, ma questo status non gli impediva di svolgere un’attività di informazione eccellente. I suoi non erano semplici e puntuali racconti di fatti. Andava oltre, verificava, indagava, approfondiva. Una maniera di approcciarsi al “mestiere” difficilmente riscontrabile oggi anche in chi di quel contratto ne è titolare a tempo indeterminato.
Giancarlo viene ricordato ogni anno sempre con maggiore intensità, profondità ed emozione: nel giorno del suo compleanno, il 19 settembre 2024, la festa sotto la sede de “Il Mattino”; ieri alla Rotonda Diaz di Napoli si è svolto il “Torneo di Beach Volley della Legalità in nome di Giancarlo Siani e di tutte le vittime innocenti di reato”; oggi, sempre a Napoli, la deposizione di fiori sulle Rampe Siani; a seguire a San Giorgio a Cremano, in Villa Bruno, l’inaugurazione della “Sala Mehari di Giancarlo Siani e della Memoria”; domani presso il Liceo “Gianbattista Vico” la trentesima edizione del “Premio Siani”; il Circolo Arci di San Giuliano Terme intitolerà una sala a Giancarlo e darà vita al progetto “Mai più muschilli, leggiamo favolette”; il sindaco di Torre Annunziata Corrado Cuccurullo ha annunciato che a breve l’asilo nido di via Parini verrà intitolato al giovane giornalista che pagò con la vita l’affermazione della libertà e della verità.
«Questo era inimmaginabile che accadesse. Quella sera attoniti e stravolti dal dolore non potevamo neanche lontanamente pensare che dopo 39 anni il suo ricordo fosse tanto vivo in città e non solo – sottolinea Paolo Siani - e ciò mi commuove profondamente. Non smetterò mai di ringraziare tutti coloro che mi hanno aiutato in questi anni, dalla mia famiglia, agli amici, ai giornalisti, ai tanti cittadini e alle istituzioni che mi sono state accanto. Giancarlo e la sua Mehari – conclude - sono diventati simboli di legalità, simboli di un’ingiustizia insopportabile. La sua storia dimostra in modo chiaro e inequivocabile la malvagità della mafia».