L’ex cine-teatro Moderno-Ariston di piazza Nicotera a Torre Annunziata entrerà a far parte del patrimonio comunale.
La Commissione straordinaria, con delibera del 21 dicembre 2023, ne ha approvato l’acquisto al prezzo di 100mila euro, considerata “l’importanza strategica dell’area da acquisire ai fini della riqualificazione e rigenerazione urbana e per colmare la carenza di servizi e standard”.
Nell’atto deliberativo, per quanto concerne la destinazione d’uso futura dell’immobile (al tal proposito è stato redatto uno studio di fattibilità da parte dell’Ufficio Tecnico Comunale) si esprime l’intenzione di adibirlo a “struttura polifunzionale/istituzionale a servizio del Palazzo Criscuolo”.
In sostanza, secondo le intenzioni dei Commissari, l’ex cine-teatro dovrebbe ospitare uffici comunali e istituzionali (Aula consiliare, uffici di rappresentanza politico-istituzionali, ecc.) così di riportare al centro della città quegli uffici difficilmente raggiungibili con mezzi pubblici, attualmente ubicati in via Provinciale Schiti.
Se si ha intenzione di riqualificare piazza Nicotera, e se si vuole evitare che l’ex cinema, oramai ridotto in uno stato di estremo degrado, cada a pezzi giorno dopo giorno, l’unica soluzione possibile, visto che per decenni è mancato un interesse da parte di privati, era l’acquisto della struttura da parte del Comune.
La destinazione d’uso prospettata dalla Commissione straordinaria sicuramente non troverà il gradimento tutti, soprattutto di coloro che avrebbero voluto mantenere l’originario impiego.
In città, con la chiusura del cine-teatro Politeama, l’ultimo, dopo Il Metropolitan e il Moderno-Ariston ad alzare bandiera bianca, non esiste un’altra struttura dove gli appassionati di teatro possono assistere a rappresentazioni teatrali. E ne risultano penalizzate anche le tante compagnie teatrali amatoriali che per esibirsi sono costrette ad “emigrare” nei comuni limitrofi (Boscoreale, Castellammare, Pompei, Scafati).
Va detto tuttavia, al di là delle ingenti risorse occorrenti per poter ristrutturare l’ex Moderno (lo scenografo Enzo Celone, assessore alla Cultura nei primi anni 2000, che ne caldeggiò l’acquisto, ne quantificò la spesa in oltre 6 miliardi di vecchie lire), rimarrebbe il problema degli alti costi di gestione.
Si stima che siano 428 le strutture che negli ultimi anni sono state chiuse, abbandonate o che hanno cambiato destinazione d’uso. Una cifra emersa da un’indagine del 2008 (censimenti ufficiali non ce ne sono più stati) curata da Francesco Giambrone, il sovrintendente dell’Opera di Roma e presidente dell’Associazione Generale Italiana dello Spettacolo (Agis).
Qualcuno potrebbe pensare che a un certo punto gli italiani abbiano deciso di smettere di andare a teatro, ma gli ultimi dati disponibili smentiscono quest’ultima ipotesi. Dopo il Covid, infatti, nel 2022 si è registrato un valore quattro volte maggiore di pubblico rispetto all’anno precedente, secondo l’Istat.
Quali sono allora le ragioni che hanno portato alla chiusura dei teatri? E’ presto detto. I costi elevati per l’adeguamento alle norme e il recupero di strutture abbandonate rappresentano un fattore importante, a cui si aggiungono i fondi insufficienti messi a disposizione dallo Stato e una burocrazia sempre più inefficiente.
Di fronte ad una situazione del genere, è quindi anacronistico pensare di aprire un nuovo teatro.
La soluzione forse più perseguibile – a mio parere – sarebbe quella di una struttura polivalente, in cui potrebbero coesistere uffici istituzionali e una sala teatro, giusto per mantenere la memoria storica e per colmare il vuoto lasciato dalla chiusura del cine-teatro Politeama.
Ma al di là della futura destinazione d’uso, il vero problema è rappresentato dal reperimento delle risorse per trasformare l’attuale rudere in un immobile funzionale all’attività dell’Ente, sia essa istituzionale che culturale.