“La camorra si combatte con la cultura, ma solo dove c’è legalità c’è cultura”. Con queste parole, in risposta allo striscione affisso davanti all’ingresso di Palazzo Criscuolo, il prefetto Enrico Caterino ha iniziato la conferenza stampa di presentazione del progetto dell’allestimento del Museo diffuso all’interno della Villa di Poppea/Oplontis, che ricollocherà in maniera permanente parte delle statue provenienti dal territorio.
Ha poi continuato: “Il museo dell’Identità deve essere trasferito perché l’attuale sede non corrisponde ai requisiti di sicurezza per i reperti e per i visitatori, inoltre ha un costo di circa 90 mila euro l’anno, una cifra che invece possiamo destinare ad altre iniziative di carattere culturale. Poi c’è l’esigenza di avvicinare i cittadini alle Istituzioni. Il nostro intento, infatti, è quello di riportare a Palazzo Criscuolo la sede del Consiglio comunale e della Giunta”.
Alla luce di queste considerazioni, a breve le statue verranno allocate nella Villa di Poppea dove per di più si aggiungeranno, secondo il nuovo progetto di allestimento e valorizzazione, anche reperti provenienti dal deposito della Villa A e dalla mostra della Palestra Grande del sito di Pompei.
Il direttore generale del Parco Archeologico, Gabriel Zuchtriegel, intervenuto all’incontro con i giornalisti, ha affermato di “non voler sottrarre a Torre Annunziata i suoi gioielli archeologici, ma valorizzarli riportandoli nella loro sede naturale”. Poi ha parlato del progetto di ampliamento degli Scavi creando una connessione con lo Spolettificio. Infine ha aggiunto: “Non dobbiamo pensare all’immediato, ma avere una visione tra cinque o addirittura dieci anni, immaginare la vita che c’era lì un tempo, anche per studiarne l’economia, camminare in un sogno e costruire una città che sia fruibile non solo per i turisti ma anche per i cittadini che ci vivono”.
L’archeologo Giuseppe Scarpati e la responsabile del sito di Oplonti, Arianna Spinosa, hanno infine illustrato nel dettaglio il progetto, con slide che hanno mostrato le statue da trasferire, i posti in cui saranno allocate e i tempi di realizzazione del progetto.
Per quanto riguarda, invece, le armi in esposizione a Palazzo Criscuolo, facenti parte della collezione della Sala d’Armi allestita presso lo Spolettificio Esercito, il Prefetto Caterino ci ha tenuto a sottolineare che rimarranno in mostra permanente presso la sede comunale. A questo punto avanziamo una nostra proposta: perché non riportare l’intera Sala delle Armi a Palazzo Criscuolo visto che quella allestita all’interno dello Stabilimento militare è inaccessibile al pubblico?
Sarebbe un’occasione imperdibile per le nuove generazioni venire a conoscenza della storia della Real Fabbrica d’Armi, nata nel 1758 per volontà di Carlo III di Spagna, già re delle due Sicilie, la maggiore fabbrica per la fornitura militare di armi da fuoco e bianche del regno borbonico.
(Nella foto da sinistra: il direttore del Parco Archeologico di Pompei Gabriel Zuchtriegel, i Commissari Enrico Caterino e Fernando Mona, il dirigente del Comune Nicola Anaclerio)