Giuseppe Vianello nacque il 5 gennaio 1955 a Pellestrina, una bellissima isola della laguna di Venezia.
Fin da piccolo giocava a calcio, anche a dispetto di quel fisico esile che stentava a crescere, ma era velocissimo e imprendibile per tutti gli altri bambini della sua età.
Grazie al baricentro basso riusciva a tenere a bada la palla negli spazi strettissimi, costringendo gli avversari a epiche figuracce senza però mai irriderli durante l’incontro.
Giocava sulla fascia destra e, solitamente, saltava sempre il difensore fintando verso sinistra per poi andare via col pallone tra le gambe sul lato opposto.
A soli 17 anni debuttò nell’Union CS diventando il beniamino di casa fin dalla prima partita di campionato, il 6 febbraio 1972, quando da perfetto sconosciuto condusse la sua squadra alla vittoria finale per tre a uno contro l’Otrisarco, con colpi di tacco, finte, serpentine e rete che fecero impazzire di gioia i tifosi di casa.
Quel giorno gli venne affibbiato un soprannome che non lasciava adito a diverse interpretazioni: “El Sivori”! Per lui il calcio era anche divertimento, scherzava fino ad un attimo prima della partita, ma quando iniziava l’incontro si trasformava in un incubo per l’avversario di turno perché come nascondeva il pallone, “El Sivori”, non lo faceva nessuno.
Peppe era stato scoperto dall'occhio esperto di Alessandro Boscolo Pevare, che aveva visto giusto nelle canicole e lo aveva portato nelle giovanili. «Un ragazzo disponibile, in campo sapeva inventare - ricordava Franco Dal Cin, allora D.S. in laguna - un furetto che faceva ammattire gli avversari. Al 'Ballarin" diventavano matti per lui”.
“El Sivori” è stato un idolo dei tifosi dell'Union Clodiasottomarina, un giocatore storico, con 154 e 24 gol in maglia granata. Le sue straordinarie prestazioni non passarono sott’occhio agli osservatori, e squadre come l’Inter, l’Atalanta, il Verona e il Vicenza si interessarono al piccolo e biondissimo furetto veneziano. Purtroppo la bassa statura, da cui traeva beneficio per le sue mirabolanti giocate, diventò l’handicap che gli chiuse le porte della carriera professionistica.
La stagione 1977-78 il Savoia, la presidenza Immobile-Gallo, oltre a portare a Torre Annunziata giocatori e uomini di spessore e qualità come Adriano Gobbetti, Stefano Francioni, Peppe Cafaro, che divenne in seguito capitano dei bianchi, Fausto Montresor mitico “rosso”, riuscì a strappare alla concorrenza il piccolo biondino tutto pepe, alla sua prima esperienza lontano da casa.
Non fu una stagione straordinaria, Peppe ebbe qualche problema con gli schemi di mister D’Alessio ma diede il suo contributo quando venne impiegato nelle 27 partite, e con la realizzazione di quattro reti e numerosi assist fu uno degli artefici del quarto posto in classifica del campionato di C2. Il suo stile era bello da vedere, uno spettacolo per i tifosi, specie quelli arroccati sulla rete di recinzione che, in due metri, separava il rettangolo di gioco del vecchio Comunale.
A fine stagione, la doccia fredda. Il Savoia perse alle buste la sua comproprietà e Vianello ritornò al Clodiasottomarina, ma solo per un anno in quanto mister Trebbi, appena subentrato a Zurlini sulla panchina dei bianchi, ne avallò il nuovo ingaggio.
Fu un’annata bellissima con il Savoia che terminò al quarto posto in classifica ma che mise in mostra un ottimo gioco di squadra imperniato su una super difesa composta da Valsecchi e gente del calibro di Peppe Cafaro, Flavio Borsani, Ciro Vesce, Gaetano Costa, Danilo Pierini, con un centrocampo che visse gli ultimi sprazzi di classe dell’eterno Ivan Gregori, supportato ai fianchi da Giorgio Cantelli e Adriano Gobbetti, un giovane Silvano Gualandi che iniziava a sprizzare lampi di gioco sopraffino, con il cecchino dei calci da fermo Antonio Natale e il sapiente Luciano Vatieri in regia ad innescare gli attacchi sulle ali, dove infuriava Peppe Vianello a destra mentre a sinistra c’era la sostanza di Bartolo Qualano, tutto in funzione del terminale speciale, il centravanti Gianni Bacchiocchi.
Peppe Vianello conquistò definitivamente il cuore dei torresi, tutta Torre Annunziata lo amava. Anche una ragazza di Torre, Maria Biscardi, non seppe resistere al suo fascino e si innamorò di lui. Ormai il veneziano “El Sivori” era diventato, nella vita, torrese a tutti gli effetti.
Nella carriera calcistica seguirono stagioni alterne e alcune annate le disputò lontano da casa. Giocò ad Ercolano dove vinse un campionato, poi dopo il ritorno a Torre per un paio di anni, discese al profondo Sud giocando nel Trebisacce, poi a Policoro, terminando infine la carriera in Sicilia. Si trasferì definitivamente a Torre Annunziata, con la sua Maria ed ebbero tre figli, Denise, Daniele e Livio.
A fine carriera non è tanto importante ricordare le 94 presenze in maglia bianca e 11 reti, quando piuttosto lo spettacolo, la gioia, l’entusiasmo che ha regalato con il suo gioco spumeggiante. Ogni sua finta, dribbling, fuga sulla fascia, culminava sempre con un’esclamazione di clamore e approvazione da parte dei tifosi.
Nel 1977, ricordando una amichevole a Torre Annunziata del Savoia contro la Nazionale Militare italiana, nella cui formazione militavano Paolo Rossi, Antonio Cabrini ed altri futuri campioni, accadde che durante la ripresa il bell’Antonio nazionale (Cabrini) si infuriò letteralmente all’ennesimo tunnel subito da Vianello e si vendicò con un fallo violento da dietro, scatenando una mini rissa in campo.
Peppe Vianello sarà ricordato come uno tra i più amati calciatori che abbiano indossato la mitica maglia bianca, non solo per come interpretò la gioia del calcio, ma anche per l’integrazione con cui seppe calarsi nella realtà meridionale ed adattarsi ad un nuovo stile di vita. Il 7 dicembre 2007, stroncato da un infarto a soli 53 anni, la sua improvvisa morte rese tutti sgomenti. Nei luoghi nativi, dove ogni tanto ritornava, non volevano credere alla tragica notizia.
I funerali si svolsero due giorni dopo, alla presenza di numerose bandiere degli anni '80, personaggi che lasciarono un segno sportivo nella storia di questa città, oltre a un numerosissimo gruppo di tifosi. Tra loro, in quella fredda mattina di dicembre, ci piace ricordare colui che fu l’artefice dell'arrivo di Peppe Vianello a Torre Annunziata, il presidente Franco Immobile.