E’ venuto a mancare Lello Caiazzo, autentica pietra miliare dello sport - e del tennis in particolare - sul territorio vesuviano. Sul mitico campo in terra rossa del Lido Azzurro di Torre Annunziata, per oltre 50 anni, ha forgiato intere generazioni di tennisti. Alla moglie Maria Rosaria Balzano e ai figli Dario e Danilo le più sentite condoglianze da tutta la redazione di torresette.news.
Massimo Corcione ricorda Lello Caiazzo così.
Il bianco è stato il suo colore naturale, molto più di una seconda pelle. Dalla maglia del Savoia ai gesti quasi regali del tennis vissuto rigorosamente con la veste candida che Gianni Clerici, un giornalista-poeta, in quegli anni lontani celebrava sul campo e sulla carta.
Ecco Lello Caiazzo riemergere dalla memoria collettiva di intere generazioni passate da quel campo in terra rossa che ti faceva sentire adulto in fretta. Il Lido Azzurro non era solo cabine e pagliarelle: ogni estate passava attraverso un appuntamento prestigioso, il torneo estivo. Una passerella da consegnare al proprio archivio personale. Lello ha fatto il padrone di casa quando le speranze locali erano Umberto della Corte – superstar assoluta – Fabio Rossi, Corrado Lembo. Un’occasione per cementare conoscenze che talvolta sono diventate amicizie.
Dietro gli occhiali severi di un notaio milanese mi capitò di riconoscere uno di quei ragazzi che arrivavano da Napoli con la puzza al naso dei cittadini in provincia. Ricordò di aver incontrato persone che poi hanno conquistato posti importanti nel suo percorso anche lontano dal tennis. “Al Lido c’era un direttore un po’ rude, ma straordinariamente efficace nel risolvere ogni problema”: chi avrebbe potuto nascondersi dietro questo identikit se non Lello? Tutta la vita del Circolo passava sotto gli occhi di quel maestro arrivato dal calcio polveroso dei campi in terra battuta in cui ogni tackle si trasformava in una medaglia di mostrare a tutti come segno di un passato eroico. Non ce ne fu bisogno per conquistare Rosaria, la ragazza che lo trasformò in marito e padre tenerissimo lontano dal Lido.
Ai figli consegnò favole diverse, i racconti preferiti affondavano nella pesca, la passione vera dello sportivo Lello che dal mare riceveva soddisfazioni ed emozioni autentiche. Non poteva essere che il figlio del barcaiolo il suo miglior prodotto come palleggiatore, tutto si teneva in quella piccola scuola di vita, anzi una università popolare di cui era rettore, professore e custode. Testimone attivo di quel passaggio da genitori a figli su cui si reggeva Torre Annunziata in quegli anni ormai lontani. Ora lontanissimi senza il rude, dolce Maestro.