«Oggi è l’ultimo giorno che l’edicola resta aperta, domani abbasso la saracinesca. Sono certa, però, che una parte di me continuerà a vivere in questi pochi metri quadrati».
A parlare è Teresa Cioffi, l’edicolante di corso Vittorio Emanuele III, di fronte piazza Ernesto Cesàro. Una vita vissuta, insieme al marito Salvatore Vanacore, deceduto dieci anni fa, in questo piccolo chiosco, a dare il buongiorno alle tante persone che iniziano la giornata con una breve tappa all'edicola prima di recarsi al lavoro.
«L’edicola era di mio suocero che la cedette 50 anni fa a mio marito. Sta in questo posto da oltre 70 anni, ormai è parte di questa strada. Non vederla più, mi farà sentire sicuramente male. In questo piccolo spazio è racchiusa la mia vita – prosegue Teresa con le lacrime agli occhi -. Quanti ricordi, quanti discorsi ho ascoltato davanti all’edicola di persone che si soffermavano a commentare notizie di sport o di cronaca. Negli ultimi tempi, però, le cose sono cambiate. Oggi si legge sempre meno, le vendite si sono molto ridotte e con esse i margini di guadagno. Per questo ho fatto desistere i miei figli a continuare un’attività che non rende più. Oggi le edicole per andare avanti – continua - devono diversificare la loro offerta. Nella mia piccola edicola, invece, si vendevano solo giornali e questo forse ci ha penalizzati». Poi si asciuga le lascime e il volto le si illumina per un attimo. «Finalmente in estate potrò andare al mare - conclude - l'ho tanto desiderato in 50 anni...»
Comprendiamo lo stato d'animo della signora Teresa. L'edicolante diventa spesso una specie di confidente, una delle prime persone che incontri nella lunga giornata e che ti accoglie di primo mattino con una battuta o un sorriso. Con lui si instaura spesso un rapporto confidenziale e abitudinario, che ti crea disagio e tristezza quando poi si interrompe..
Puurtroppo la crisi del settore è la conseguenza dei nostri tempi. Nell’ultimo ventennio, l'affermarsi di nuovi mezzi di informazione, tra cui i giornali on line, ha cambiato le abitudini di lettori vecchi e nuovi, molto meni inclini alla carta stampata, maggiormente portati verso un'informazione più puntuale ed istantanea. Eppure c’è stato un tempo in cui l'edicola aveva i suoi officianti e i suoi fedeli, che ogni mattina, dopo il caffè del risveglio e prima del treno per il lavoro fuori porta, cercavano i racconti di carta e inchiostro, profumo della giornata che iniziava.
E la crisi delle edicole è anche nei numeri. A Torre Annunziata nel 2000 ve ne erano 22, distribuite su tutto il territorio cittadino. Prima erano contingentate (non si poteva andare oltre il numero prefissato), come le farmacie e le tabaccherie. In meno di 20 anni, 17 di esse hanno abbassato la saracinesca. Oggi ne sono rimaste solo 5 (una in via Caravelli; due in corso Umberto; una in piazza De Nicola; una in piazza Imbriani; una in via Ercole, località Rovigliano). Una larga parte della città è tagliata fuori da questo servizio. Da “La Baia del fumetto” di piazza De Nicola, prima di incontrare un'altra edicola bisogna raggiungere piazza Imbriani. Su via Vittorio Veneto (lunga oltre due chilometri) non c’è una rivendita di giornali. E solo qualche tabaccheria ha la concessione per i quotidiani.
Le cose purtroppo stanno così, e la crisi non riguarda solo Torre Annunziata ma è più generale. Come tendono a scomparire i vecchi mestieri di una volta, così il progresso e l'innovazione porteranno a soppiantare talune attività o a trasformarle del tutto. L'edicola, intesa come una volta, andrà man mano a scomparire per lasciare posto alle cartolibrerie, dove il giornale sarà solo un accessorio.
La redazione del giornale saluta con affetto la signora Teresa, che per 13 anni ha distribuito settimanalmente le copie di TorreSette ai nostri lettori, e le augura di godersi con serenità, e per tantissimi anni ancora, la meritata pensione insieme ai suoi figli.
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