Un’importante realtà aziendale campana rischia di scomparire a Torre Annunziata: il CMO - Centro Polispecialistico, 200 posti di lavoro di cui 140 dipendenti e 60 collaboratori.
Un Polo sanitario di eccellenza che - a detta del legale rappresentante Luigi Marulo - ha erogato in un anno 800 mila prestazioni sanitarie ad oltre 150 mila pazienti, di cui il 15-20 per cento provenienti da altre regioni d’Italia.
L’effetto domino potrebbe scaturire dalla decisione assunta dal Gup del tribunale di Torre Annunziata di rigettare la richiesta di dissequestro dello stabile ospitante la medicina nucleare, la branca che rappresenta il volàno per l’intera attività aziendale. Una vicenda giudiziaria che ha avuto inizio da un presunto abuso edilizio conseguente ad una ristrutturazione immobiliare, e che ha visto, lo scorso 30 luglio, il rinvio a giudizio di otto indagati.
L’azienda lamenta una netta sproporzione tra il fatto contestato e le conseguenze reali che derivano dal mancato dissequestro della struttura, tra cui il diritto alla salute e all’occupazione, oltre ad un eventuale - ma più che concreto - dissesto aziendale.
Con l’interruzione delle prestazioni di medicina nucleare la prima decisione adottata dall’azienda è stata quella di avviare le procedure per il licenziamento di 70 dipendenti. E in una realtà territoriale in cui il tasso di disoccupazione raggiunge livelli preoccupanti non è cosa di poco conto. Di questo dovrà tenerne conto anche l’Amministrazione comunale, che ha posto tra i suoi obiettivi prioritari quello di creare le condizioni per un rilancio dello sviluppo economico e dell’occupazione sul territorio.
Stamattina, giovedì 30 agosto, l’ennesimo incontro al Comune nella sede di via Provinciali Schiti. I rappresentanti del “Comitato Lavoratori CMO – art. 32 Libertà & Salute”, sodalizio da poco costituitosi, sono stati ricevuti dal sindaco Vincenzo Ascione. Si rivedranno nel pomeriggio per una riunione a cui parteciperanno i tecnici di entrambe le parti, Comune e CMO.
Nel frattempo alle ore 12,30 di oggi il Comitato ha dato luogo ad una conferenza stampa nel bar Gido’s di corso Umberto per illustrare le iniziative che i promotori intendono portare avanti.
«Il Comitatato dei lavoratori è un sodalizio che si propone di attivare tutte le iniziative possibili a salvaguardia dei posti di lavori all’interno del CMO - ha affermato Emmanuele Sindona, responsabile della Medicina Nucleare -. Già da domani due dipendenti con contratto a tempo determinato saranno licenziati per scadenza dei termini contrattuali. E altri 15 subiranno la stessa sorte per la fine del mese di settembre. Voglio sottolineare che i contratti a tempo determinato in scadenza si sarebbero trasformati in rapporti a tempo indeterminato. Pertanto il danno che subiranno i lavoratori è incalcolabile. Il CMO rappresenta per noi una famiglia – conclude Sindona – ma lo è anche per gli stessi pazienti che ci fanno sentire giornaliermente la loro vicinanza e solidarietà».
«Sono Sara, una paziente oncologica de Centro Specialistico CMO - afferma una giovane mamma che ha voluto esternare le sue preoccupazioni per la chiusura della medicina nucleare -. Mi avvalgo di questa struttura di eccellenza da 9 anni e se ora sono qui a parlarne con voi è solo grazie alla professionalità, alla tempestività e all’umanità con cui vengo seguita e supportata dal personale del Centro». Poi l’accorato appello della donna: «Vi prego si faccia l’impossibile affinché tutti i pazienti del CMO possano continuare ad usufruire delle prestazioni di cui hanno bisogno».
«Il Comitato – ha concluso Sindona - ha aperto una pagina di facebook e si mobiliterà prossimamente per una manifestazione cittadina per sensibilizzare ancora di più la città su questa dolorosa vicenda».
Ma cosa può fare il sindaco Ascione davanti ad una tale situazione? Ha due strade davanti a sé: rigettare la richiesta avanzata dal CMO di una concessione edilizia in sanatoria, oppure accoglierla. Nella seconda ipotesi, però, dovrebbe avvalersi preventivamente di un parere di un tecnico di provata professionalità ed esperienza che si esprimesse, laddove ci fossero i presupposti, favorevolmente alla proposta inoltrata. Una procedura non nuova, già adottata in passato per sbloccare situazioni alquanto compromesse.
Un sindaco deve rispettare sempre la legalità, ma se ha nelle mani uno strumento potenziale per salvare 70 posti di lavoro ha l’obbligo morale di provarci. Lo deve a quelle famiglie di lavoratori in trepidazione per la loro sorte, alla città e anche a se stesso.
(Nella foto, un momento dell conferenza stampa di oggi)
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