Un microscopio super tecnologico, nuovi rilievi balistici e la “pulizia” di una pistola ritrovata in mare potranno dire qualcosa in più sull’omicidio di Giuseppe Veropalumbo.
Il caso è stato ufficialmente riaperto due giorni fa, con il sopralluogo da parte del pm Silvio Pavia, titolare del fascicolo d’inchiesta per omicidio preterintenzionale aperto dalla Procura di Torre Annunziata. Potrebbero, dunque, emergere nuovi ed interessanti sviluppi sulla morte del carrozziere 30enne, ucciso a Torre Annunziata il 31 dicembre 2007 da un proiettile vagante mentre era in casa a festeggiare l'arrivo del nuovo anno.
Giovedì mattina, nell’appartamento al nono piano del palazzo che sorge tra via Cuparella e corso Vittorio Emanuele III, il sopralluogo ha visto operare i poliziotti del commissariato di Torre Annunziata, agli ordini del primo dirigente Vincenzo Gioia e del vicequestore Elvira Arlì, insieme ai colleghi della Polizia Scientifica di Napoli.
Un drone, alcune attrezzature tecniche nuove, rilievi ripetuti e riprese dall’alto per rimappare la zona, alla ricerca del punto da cui è partito il proiettile, nel cuore del quadrilatero delle Carceri, il quartiere del clan Gionta.
E poi, le ultime novità investigative. Una pistola ritrovata tempo fa in mare, forse l’arma che uccise Giuseppe Veropalumbo: questo è il dettaglio nuovo che ha spinto gli inquirenti a ripartire da zero. L’arma sarà “ripulita” con un macchinario particolare, di ultimissima generazione e ora in dotazione alla Scientifica, in modo da poter fare altre analisi tecniche e balistiche per comprendere se possa essere veramente la pistola che ha ucciso il giovane carrozziere ormai 10 anni fa la notte di Capodanno. Tutti gli elementi giusti per provare finalmente ad arrivare al responsabile di quell’omicidio.
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