La prima reazione della Chiesa fu quella di ricorrere alle distanze. Le istituzionali e dovute distanze. Nel 1973 gli schermi di tutto il mondo furono invasi da un’opera rock destinata a trasformarsi in un’autentica pietra miliare nella storia della musica: Jesus Christ Superstar. L’aggettivo più carino adoperato dalla comunicazione ufficiale dell’ambiente ecclesiastico per definire la pellicola fu “blasfema”. Una ricostruzione dell’ultima settimana della vita di Gesù sporcata da eccessiva trasgressione, violazione alle certezze consolidate di un racconto trasmesso per quasi 2000 anni. Ma se dopo quarantaquattro anni, migliaia di repliche teatrali e milioni di spettatori, il musical scritto da Andrew Lloyd Webber e Tim Rice occupa ancora le cronache artistiche dei cinque continenti, evidentemente qualche dubbio deve averlo pur insinuato tra bacchettoni e benpensanti.
Dal 2014 Jesus Christ Superstar è stato riproposto in Europa con la partecipazione di Ted Neeley e la regia di un artista italiano, Massimo Romeo Piparo. «Leggendo i Vangeli sembra quasi scontato che il sottofondo musicale debba essere rock. Che l’ambientazione più adatta sia un deserto con alcuni elementi architettonici statici e animati dalla sola potenza della musica. Che l’epoca più giusta per la loro rappresentazione siano gli anni ’70. Eppure prima di Jesus Christ Superstar non era così. Ecco perché l’opera di Webber e Rice è entrata nel Mito», sostiene Massimo Romeo Piparo. «E quel Mito non va assolutamente dissacrato, re-interpretato, elaborato: va rispettato, omaggiato, celebrato. Quel Mito – aggiunge il regista - oggi si fa realtà attraverso Ted Neeley: una lezione di vita e di professionalità per tutti noi artisti italiani. Dopo più di 40 anni la sua umiltà, la sua semplicità e al contempo la sua forza smisurata, la sua contagiosa passione sono esempio vivido della statura che un Artista deve avere per diventare Mito».
Nell’imponente cast del musical che ha sbancato anche i botteghini teatrali italiani (dal 2014 210.622 spettatori per 218 repliche in 34 città), la presenza di Rossella Lubrino, giovane ballerina-cantante di Torre Annunziata, non rappresenta assolutamente una meteora. La sua forza espressiva, la sua tecnica straordinaria, il suo rigore professionale costituiscono un assoluto punto di riferimento nell’impianto coreografico dello spettacolo. Gli altri la cercano. Lei con uno sguardo deciso detta loro i tempi vocali e di movimento. Un’artista a tutto tondo, l’ennesima eccellenza di un territorio che può farcela ad affrancarsi dall’emergenza. Quello tracciato da Rossella è un solco. Basta ararlo e seminarlo. E’ proprio così difficile?
(Nella foto principale, Rossella Lubrino, la prima a sinistra, sul palco del teatro Sistina a Roma lo scorso 23 aprile, ultima data italiana di Jesus Christ Superstar prima del nuovo tour europeo)