Memoria e lotta alla camorra e alle illegalità in tutte le sue forme. Sono le tematiche affrontate durante l'incontro promosso dal presidio oplontino di Libera, dal Comune di Torre Annunziata, dall'Osservatorio per la Legalità presieduto da Carmela Sermino, e dal Liceo "de Chirico" nella giornata di mearcoledì 22 febbraio. L'aula magna dell'Istituto scolastico diretto da Felicio Izzo ha ospitato la Giornata in Memoria di Rosa Visone, Costantino Laudicino, Luigi D'Alessio e di tutte le altre vittime innocenti torresi di camorra. Un appuntamento che ha visto protagonisti ragazzi e bambini delle scuole cittadine. Hanno animato con le loro domande l'evento, avendo dall'altro lato un interlocutore d'eccezione, il presidente del Tribunale di Torre Annunziata, Ernesto Aghina. Le nuove generazioni diventano così parte attiva di quel processo di formazione di coscienza civile ed improntata alla legalità su cui il referente cittadino di Libera, Michele Del Gaudio, insieme ai suoi soci, impronta buona parte della "missione" del sodalizio contro le Mafie.
Una iniziativa suggellata dalla firma dell'atto costitutivo dell'associazione “OplontiAntiRacketAntiUsura" (clicca qui). Uno strumento nuovo nella città oplontina, attraverso cui contrastare le piaghe del pizzo e delle estorsioni, in special modo ai danni dei commercianti. Non a caso, il documento ha avuto come sottoscrittori i rappresentanti delle associazioni di categoria: Giacomo Borriello per la Confesercenti, Angelo Casillo per la Confcommercio e Vincenzo Termolino per l'Asso Commercianti. Ad apporre la firma, inoltre, Carmela Sermino, presidentessa dell'Osservatorio comunale per la Legalità, il sindaco Giosuè Starita, Giuseppe Auricchio, responsabile Anticamorra del Comune oplontino, il presidente di Libera Peppe Franzese, il suo referente locale Michele Del Gaudio, Don Antonio Carbone, sacerdote salesiano attivamente impegnato nel sociale e con i minori a rischio, Beatrice Federico e Angela Villani, vedove rispettivamente degli imprenditori Raffaele Pastore e Luigi Staiano - a cui è intitolato il presidio oplontino di Libera - uccisi dalla camorra perché avevano detto "no" ai loro aguzzini. Ben presto si aggregheranno altri attori istituzionali, come la Presidenza del Consiglio comunale (Antonio Gagliardi) ed il Comando di Polizia Municipale. Insomma, un cammino che vede schierati a favore della legalità le forze sane della città. Tra il pubblico il sindaco Giosuè Starita ed i rappresentanti delle Forze dell'Ordine: carabinieri, guardia di finanza, Polizia di Stato e Polizia locale.
«Ogni qualvolta ricordiamo le vittime innocenti di camorra, prendiamo un impegno: questa volta abbiamo scelto di costituire l'associazione anti racket e anti usura», ha spiegato Del Gaudio. «Il coinvolgimento dei giovani in queste iniziative è fondamentale perché rappresentano la comunità pensante di Torre Annunziata».
«E' importante che i giovani siano in prima fila - esordisce il presidente del Tribunale, Ernesto Aghina -. A loro va indirizzato il nostro messaggio di legalità. Parlarne non è mai abbastanza». Ricordando le vittime innocenti di camorra, i cui ritratti realizzati dagli studenti del "de Chirico" tappezzano le pareti dell'aula magna, Aghina sottolinea come «queste persone non debbano cadere nel dimenticatoio. Il rischio - dice - è proprio quello di dimenticare. Ma non ci si può mai abituare ad eventi tragici come quelli che hanno troppe volte "macchiato" la vita di questa città e di questo territorio». Il discorso del presidente, che prende spunto dalle domande incalzanti dei giovani, si concentra poi sul pizzo e l'usura. «L'usuraio sfrutta colui che è in difficoltà approfittando del suo stato di bisogno. In tal modo soffoca l'individuo e la sua libertà. Per intervenire occorre che le vittime denuncino e si affidino alle Forze dell'Ordine. Quello che deve cambiare è il rapporto tra il cittadino ed i tutori della legge. Bisogna comprendere che sono dalla loro parte e non ostili. Ci sono esempi positivi di collaborazione che hanno portato a smantellare intere organizzazioni criminali. Per questo è importante formare una coscienza della legalità nei giovani. Ciò facilita anche il compito di chi amministra la Giustizia. Dobbiamo avere la consapevolezza di potercela fare. Ci vorrà tempo - conclude -, ma ci riusciremo».
(nella foto, da sinistra: Don Antonio Carbone, Ernesto Aghina, Felicio Izzo e Carmela Sermino)
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