Si trova a poche decine di metri dal confine occidentale di Pompei (sul versante Torre Annunziata) ma è stato considerato uno scandalo a causa della poca distanza dal Santuario della Vergine del Rosario e dagli Scavi di Pompei.
Parliamo del sexy shop che è sotto sequestro amministrativo anche se sulla vetrina c'è il cartello “chiuso per allestimento”.
Si tratta di un’attività commerciale che opera con canoni di modernità: si accede all’interno del negozio di pochi metri quadri (quanto la cella di un lupanare) con la tessera fiscale e si acquista in regime di self service. Praticamente un bancomat di sexy toys, bambole di gomma, lingerie bisex e fruste e catene del sesso sadomaso.
Il blitz dei carabinieri di alcuni giorni fa ha determinato la chiusura del “sexy shop fai da te”. Una macchina da soldi intorno a cui si stava creando, poco alla volta, un ricco quartiere a luci rosse, se è vero quello che si racconta nella contrada “Croce di Pasella”, a cavallo tra Torre Annunziata e Pompei, sul rifiorire degli affitti delle case trainato dalla creazione di centri massaggi e case d’appuntamento dove si pratica con grande riservatezza (a parte gli annunci su internet) il più antico mestiere del mondo.
Fatto sta che il sexy shop, gestito da una ditta di Torre del Greco, era diventato noto luogo di convegno di passeggiatrici, vale a dire signorine della zona o immigrate tollerate che praticano il mestiere alla “moda tradizionale” che, diversamente da quello fatto in casa, viene considerato contro il buon costume.
Questo spettacolo (indecoroso per la Parrocchia poco distante, sul lato torrese) che era di scena a tutte le ore, a poca distanza dal centro storico di Pompei, vale a dire a due passi dagli Scavi archeologici ed a circa cinquecento metri dal Santuario della Madonna del Rosario, non poteva lasciare inattive le autorità e le forze di polizia. Inoltre l’accesso a Pompei “Città di Fede, Arte e Cultura” sta assumendo, anche per altre presenze di attività non edificanti, un degrado che non si addice allo spirito di miglioramento della buffer zone.
Il provvedimento doveva per forza essere attuato a meno di non fare tutti una brutta figura.
Così è stato da parte dei carabinieri di Pompei e di Torre Annunziata che hanno chiuso il sexy shop con procedura amministrativa, adducendo come motivo il divieto sancito dallo strumento per l’apparato distributivo commerciale del 2000.
Sta di fatto che il sexy shop aveva aperto a maggio munito di autorizzazione del Comune di Pompei. Allo stato dei fatti il SIAD del 2006 non avrebbe ribadito il divieto sancito in precedenza.
Ora la questione di legalità (e opportunità) amministrativa è arrivata sulla scrivania del commissario prefettizio Donato Cafagna che, dopo i tavolini dei bar posti davanti alla facciata del Santuario di Pompei e la cancellazione da parte dei soliti ignoti delle frecce delle indicazioni stradali per l’ingresso negli Scavi archeologici, è chiamato a “maneggiare” questa nuova “patata bollente”.
E’ probabile che a questo punto il prefetto avrà desiderio di restare a tempo pieno ad occuparsi della Terra dei Fuochi.
twitter: @MarioCardone2
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