Il rapporto tra caffè e salute è sempre di più al centro di studi scientifici, compiuti in ambito internazionale e pubblicati su autorevoli riviste di settore che, in quanto tali, non sono accessibili a tutti e ricevono scarsa eco da parte dei mezzi di comunicazione di massa.
Mentre la ricerca scientifica è riuscita a dimostrare che il caffè, consumato in modo equilibrato (3-5 tazzine al giorno), agisce positivamente sulla salute, solo un ristretto numero di consumatori ha piena conoscenza dei benefici che esso apporta all’organismo. Prevalgono, infatti, convinzioni dettate da preconcetti e credenze popolari insieme a scorrette informazioni acquisite soprattutto attraverso fonti non ufficiali, che in qualche modo demonizzano il caffè, facendolo rientrare tra gli alimenti popolarmente considerati nocivi per la salute.
Di conseguenza, nella dieta di chi cerca di seguire un piano alimentare sano non vi è posto per il caffè. La responsabilità di tale scelta va attribuita in particolare alla caffeina che, per la stragrande maggioranza delle persone, rappresenta il componente unico e solo del caffè, temuto per gli effetti negativi soprattutto sul sistema cardiovascolare e sull’apparato gastrico.
Ma il caffè non è solo caffeina, costituendo questa solo una piccola percentuale delle oltre 900 sostanze chimiche che lo compongono tra le quali, oltre a minerali, carboidrati e proteine, vi sono anche antiossidanti (l’acido clorogenico, melanoidine, n-metilpridino) di cui è ben noto l’effetto sull’invecchiamento cellulare.
Grazie ai suoi componenti il caffè è un valido aiuto nel prevenire e/o inibire tutta una serie di patologie e potrebbe svolgere un importante ruolo nell’ambito di uno stile di vita sano. Eppure, se un consumatore dovesse elencare quali alimenti possono fare parte di un piano alimentare sano, con ogni probabilità conoscerebbe la regola delle 5 porzioni di frutta e verdura, escluderebbe bibite gassate, zuccheri e grassi, privilegerebbe cereali e alimenti integrali ma difficilmente includerebbe nella sua dieta il caffè, ritenendo piuttosto che il suo consumo sia da ridurre se non evitare.
Per questi motivi, uniti al fatto che il caffè è il prodotto maggiormente gettonato nel vending italiano, crediamo sia utile approfondire l’argomento “caffè” inserendolo in un più ampio concetto di “sana alimentazione”, affinché venga riabilitato agli occhi dei consumatori e gli venga riservato il giusto ruolo nell’ambito di uno stile di vita corretto.
A tale proposito facciamo riferimento ad un'interessante ricerca condotta a novembre 2015 dall’Institute for Scientific Information on Coffee (ISIC), svolta in 10 Paesi europei su un campione di 4.000 consumatori, che si è posta tra gli altri anche l’obiettivo di verificare quale ruolo gli europei assegnano al caffè nell’ambito di uno stile di vita sano.
Secondo i risultati emersi dal confronto tra gli scienziati nell’ambito della tavola rotonda organizzata per discutere i risultati della ricerca, il compito spetterebbe agli operatori sanitari i quali, esperti nell’analisi scientifica dei dati, sono in grado di leggerne i dettagli e comunicare correttamente con i propri pazienti. Per questo motivo, è necessario che essi - in particolare nutrizionisti e dietisti - seguano programmi di formazione affinché siano sempre aggiornati sui progressi scientifici. A differenza dei medici di base, che trattano i sintomi di malattie già conclamate, i nutrizionisti sono maggiormente preparati sulla prevenzione, il che li spinge a suggerire il consumo di alimenti che contribuiscano ad evitare l’insorgenza di determinate patologie. In questa ottica, il caffè, per tutte le ragioni su descritte, potrebbe entrare a far parte di quel gruppo di alimenti indispensabili per preservare l’organismo da malattie.
Ma senza esagerare: come suggeriscono gli scienziati, la dose consigliata è di 3-5 tazzine al giorno!