A cura della Redazione

Alle ore 10,30 di questa mattina, sabato 29 giugno, un’intera città si è fermata per dare l’ultimo saluto ad Alfonso Aurino, il giovane diciottenne deceduto, dopo quattro giorni di ricovero in ospedale, in seguito di un incidente stradale tra due moto avvenuto a Torre Annunziata.

Prima di lui, un altro giovane di 26 anni, Luigi Gara, aveva perso la vita sempre in quel maledetto impatto, che ha provocato il ferimento anche di altri due giovani.

Le esequie sono partire dal quartiere Provolera e hanno raggiunto il Santuario dello Spirito Santo, dove ad attendere il feretro c’erano centinaia e centinaia di persone, che gli hanno tributato un lunghissimo e commovente applauso.  

Nella chiesta gremita di parenti, amici, conoscenti e semplici cittadini, presente anche il neo sindaco Corrado Cuccurullo, il senatore Orfeo Mazzella e il dott. Nazario Matachione, in rappresentanza del Savoia Calcio, che ha appoggiato una sciarpa dei colori sociali della squadra sulla bara bianca.

Un’atmosfera surreale, intrisa di dolore e commozione, dove il pianto composto dei parenti squarciava il silenzio della navata. Per tutta la durata del rito funebre, Raffaella, la sorella di Alfonso, non si è mossa da vicino alla bara, per non lasciare solo il fratello.

Tantissimi amici e parenti con addosso una maglietta bianca raffigurante il volto di Alfonso e con la scritta dietro: “Voglio ricordarti com’eri, pensare che ancora vivi, che come allora mi ascolti e ancora sorridi”. Tante altre riportavano la scritta “Alfonso Love”.

«Quando ci troviamo di fronte ad una tragedia del genere - ha detto don Ciro nella suo omelia – non ci sono molte parole. Certamente l’unica cosa che ci resta è Dio, possiamo aggrapparci a lui, perché solo lui potrà guarire questa ferita, lenire il nostro immenso dolore.

E pensavo - continua don Ciro -  ai tanti messaggi sui social da parte di moltissime persone che hanno voluto lasciare un segno della loro solidarietà verso un ragazzo strappato tragicamente e prematuramente alla vita. E anche oggi la città intera si è mobilitata per Alfonso, perché non è giusto morire in questo modo. Perché non è giusto che un albero non arrivi a maturare tutti i frutti promessi da quel seme, sin da quando Alfonso era stato pensato per questo mondo. Allora l’unica domanda che sale da tutti noi verso il cielo è: “Perché è permesso tutto questo”. La risposta la troviamo nel Vangelo, perché da oggi Alfonso inizia una nuova vita accanto al Signore.

Quando un figlio perde un genitore - conclude don Ciro - si dice che è orfano, quando una moglie perde il proprio marito è vedova. Ebbene quando un genitore perde un figlio non c‘è definizione. E’ una condizione che non si può spiegare, va contro natura. Ai genitori di Alfonso va tutta la nostra vicinanza e il nostro affetto».

All’uscita del feretro dalla chiesa, ancora un lungo applauso, le note di una tromba per l’ultimo saluto ad Alfonso, e tantissimi palloncini e coriandoli lasciati volare in cielo.