E' il giorno più triste. All'indomani della sentenza del Collegio di Garanzia del Coni, che restituendo alla Reggina due dei tre punti inflitti come penalizzazione ha condannato il Savoia alla serie D, i calciatori salutano la città. Nella giornata del 22 maggio, una delegazione della squadra ha incontrato i giornalisti nella sala stampa del Giraud. Tanta emozione e commozione traspare dai loro volti. Sanno che l'avventura è finita nel peggiore dei modi possibile. Hanno dato l'anima in campo nonostante le difficoltà che hanno caratterizzato questa stagione maledetta per l'ultracentenario sodalizio calcistico di Torre Annunziata. Senza stipendio, in pratica, da settembre, hanno onorato la maglia fino all'ultimo, sperando di poter lottare pe la permanenza in Lega Pro. Un sogno cancellato due giorni prima della disputa dei playout con il Messina. Sono capitan Francesco Scarpa, ed il portiere Raffaele Gragnaniello, a parlare a nome di tutti. I due calciatori che, per la loro esperienza,sono stati i simboli di questo Savoia. "C'è tanta amarezza e delusione - ha esordito Scarpa -. Sapere due giorni prima di non poter giocare i playout ci ha fatto male. Meritavamo di salvarci. Ma l'ingiustizia ormai è fatta. Abbiamo conquistato sul campo - prosegue Scarpa - il diritto a giocarci la permanenza tra i professionisti. Secondo me, era tutto già scritto. Non si può prendere una decisione a poche ore dalla gara. Ma il sistema, purtroppo, è questo. In tutto ciò, la società è stata completamente assente. Neanche sul ricorso della Reggina si è fatta sentire. Avevamo già avuto sentore sin dall'inizio che le cose non sarebbero andate per il verso giusto. E la stagione è finita così come è iniziata. Credo che la squadra abbia dato il massimo, e va elogiata per ciò che ha fatto". Ripartire dalla D con il capitano?
"Io ci sono - ha affermato Scarpa -. Ma credo che questi giovani (riferendosi ai compagni, ndr) meritino palcoscenici ben più prestigiosi, perché sono ragazzi umili e veri professionisti".
Ancor più dure le parole di Gragnaniello. "Mentre noi affondavamo, c'era chi festeggiava sapendo che, per la nostra situazione, era stata fatta una vera e propria ingiustizia - ha detto il portierone biancoscudato -. Ritengo che, in ogni caso, la nostra è stata una vittoria. E' il sistema calcio che ha perso con i suoi continui divieti ai tifosi, con la società praticamente assente. Invece di prenderci come esempio, per il nostro impegno e la nostra lealtà, ci hanno spazzati via. Non siamo mai scesi a compromessi nonostante la situazione potesse indurre qualcuno a cascarci". E' l'atteggiamento della società, in particolare, a rammaricare Gragnaniello. "Tutti gli incontri, le riunioni, sono andati a vuoto - ha spiegato -. Ci hanno raccontato solo bugie. Sono state solo buffonate. Voglio ringraziare invece coloro che, con tanta buona volontà, ci hanno sostenuto anche economicamente. Noi sappiamo che in due o tre anni potremo recuperare i nostri soldi, ma ci sono persone, come i massaggiatori ed i medici, che non riceveranno nulla per il lavoro svolto. Desidero, a nome di tutti I miei compagni, ringraziare la città ed i tifosi per l'affetto ed il sostegno mostrato. Sarebbe stato bello giocare I playout con uno stadio pieno pronto a tifare. In pratica, avremmo continuato a giocare negli scontri salvezza senza contratto, un ulteriore sacrificio vanificato dalla sentenza pro Reggina. Credo che qui abbiamo costruito qualcosa di importante sul piano dei valori umani, nonostante il Savoia sia fallito. Me ne vado arricchito nell'animo. Salutiamo la città con la nostra dignità di uomini, prima che calciatori".
Finisce così l'incontro.
L'ultimo abbraccio simbolico tra squadra e tifosi. I ragazzi vanno via, abbandonano il Giraud, quella che è stata la loro "casa" per un anno. Piangono, si confortano a vicenda. L'immagine più bella in un calcio sempre più malato e cinico, dove a prevalere sono solo i soldi e gli imbrogli. Questa squadra ha dimostrato che si può vincere, anche nella sconfitta.
Buona fortuna ragazzi, con tutto il cuore!