Lulù Selassiè ha rotto il silenzio dopo la condanna ad un anno e otto mesi per stalking ai danni di Manuel Bortuzzo, e lo ha fatto rilasciando una lunga intervista a Gabriele Parpiglia nel podcast Seconda Vita.
In primis, l’ex gieffina ha detto di non aver mai picchiato il suo ex fidanzato: “Non ho mai picchiato Manuel Bortuzzo è falso, nè in quella data né in nessun’altra. Non gli ho mai dato due schiaffi. Il 29 luglio 2023 eravamo nello stesso hotel a Manchester, ma non lo ho assolutamente perseguitato, anzi era con me tutte le sere. Gli ho scritto una lettera che ha letto in mia presenza, poi non l’ha portata con sé perché mi ha detto che non poteva ed era meglio che la tenevo io".
La Selassiè ha poi ricordato un altro episodio: “Aprile 2022, a Latina, abbiamo dormito insieme, ci siamo svegliati insieme e siamo andati insieme in ospedale. Non ho aggredito nessuno, mai. Nessuno ha testimoniato questo, sono stata condannata anche per questo”.
Lulù ha chiarito anche perché hanno scelto il rito abbreviato: “Abbiamo scelto il rito abbreviato perché altrimenti sarei finita in carcere. Ho seguito il consiglio del mio avvocato, che mi ha detto che le condizioni non erano delle più favorevoli nei miei confronti in questa situazione”.
E in merito alla denuncia: “Lui mi denuncia il 24 aprile 2024 e il lo scopro il 27 maggio, mi arriva la denuncia a casa e lo scopro quel giorno. A quel punto si apre l’indagine, dopo tre settimane, il 19 giugno, viene fatta richiesta per indossare il braccialetto elettronico. La reazione è stata bruttissima, ero a casa, la polizia mi aveva avvisato che mi sarei dovuta presentare per mettere il braccialetto elettrico, ero scioccata, sconvolta, senza parole, mi è crollato il mondo addosso, volevo sparire, non riuscivo a crederci, era incredibile che io dovevo mettere il braccialetto per non avere fatto niente. Quella sera non ho dormito per niente. Anche se scioccata, ero cosciente della situazione. Non me lo sarei aspettato, soprattutto dopo tutto quello che di bello avevamo vissuto, perché di brutto non c’è stato niente”.
Per quanto riguarda le prove, invece: “Quando Manuel mi denuncia non porta nessuna prova, non so come ha fatto a denunciarmi. Forse un bigliettino che avevo lasciato in albergo, ma era di amore, non era una minaccia o qualcosa che lo potesse spaventare. Lui ha prove verbali, io e la mia famiglia abbiamo portato prove documentali che sono molte diverse, sono state acquisite, ma nonostante questo la sentenza è stata di condanna. In quel momento non so come mi sono sentita, per fortuna avevo accanto persone che mi volevano bene”.
Lulù ha poi aggiunto: “Ci eravamo lasciati, ma due settimane prima ero in un ristorante a Roma, a Piazza del Popolo, con loro due e un nostro amico. Dopo pochi minuti vedo passare la macchina di Manuel, non ci vedevamo da fine gennaio, e siamo ad inizio aprile. Ci siamo sentiti per San Valentino, mentre stavo con lui non ho avuto altre storie, adesso in questi mesi sì. La macchina passa una seconda volta e vedo che era lui, guardava nel ristorante. Ci scriviamo, poi ci vediamo nei giorni successivi. Vado in Portogallo per fargli una sorpresa romantica.
Dopo che lui ha ufficializzato la fine della nostra relazione ci siamo visti di nascosto per tanto tempo, mentre questa cosa era in corso non mi rendevo conto, ma oggi ti dico che fosse un amore malato. Lui spariva e io stavo male. In Portogallo lui mi apre e ci mettiamo a parlare tranquillamente in bagno per non parlare davanti ad altre persone. Il suo amico si inventa di aver sentito dalla porta gli schiaffi e lui ha testimoniato, ma non fa parte dei testimoni accolti nella denuncia”.