Giulio Mariani “sotto inchiesta”. Le indagini del Capitano dell’Arma, protagonista dei romanzi del giornalista e scrittore di Torre Annunziata Giovanni Taranto, sono finite sotto la lente della magistratura inquirente e giudicante. E “’o Capitano” ne è uscito più che “pulito”. Niente paura: nessuna condanna a carico dell’autore o dell’ufficiale intorno al quale ruotano i gialli del nerista pubblicati da Avagliano Editore.
Anzi: il verdetto delle toghe è più che positivo. La prima trilogia dei romanzi imperniati sull’ufficiale romano mandato al comando di una Compagnia nel golfo del Vesuvio ha ricevuto numerosi premi – tra cui quello per il miglior giallo al Festival nazionale del settore, a Napoli – ed è finita, pari pari, nelle biblioteche universitarie più importanti del mondo, Harvard e Princeton, oltre a ricevere plausi a un tavolo tecnico in Senato, e dall’altissima rappresentanza militare e dell’Arma alle Nazioni Unite. Il Capitano Mariani è finito addirittura a fare da testo per un progetto di lettura coi ragazzi dell’istituto penale minorile di Nisida.
Ma quanto reggono “La fiamma spezzata”, “Requiem sull’ottava nota” e “Mala fede” se sottoposti al giudizio – è il caso di dirlo… - di Pubblici ministeri, Procuratori della Repubblica e magistrati giudicanti di alto grado? I casi affrontati da Mariani e dalla Pm Di Fiore sosterrebbero l’urto del vaglio di un vero tribunale? Di una Corte d’Assise? Assolutamente sì.
“I romanzi di Giovanni Taranto aprono uno squarcio assolutamente veritiero sul lavoro investigativo e giudiziario – commenta il giudice Nicola Russo, consigliere della Corte di Appello di Napoli e magistrato impegnato da anni in complicati maxiprocessi sul crimine organizzato - La componente "romanzata" delle vicende è assolutamente controllata e ciò rende le storie ed i suoi personaggi fortemente credibili. A questo si accompagna uno scrivere leggero, mai banale, che utilizza l'esperienza di cronista di nera, senza cadere nel facile errore di mutuarne lo stile”.
E il suo non è certo l’unico parere su questa linea.
“Le opere di Giovanni Taranto – spiega Cetta Criscuolo, giudice per le indagini preliminari proprio a Torre Annunziata, in pieno Vesuviano, dove l’autore ambienta le sue storie - offrono uno spaccato della realtà investigativa e giudiziaria molto aderente a ciò che accade davvero negli uffici delle Forze dell'ordine e dei palazzi di giustizia. Dell'autore - prosegue il magistrato, componente della giunta distrettuale napoletana dell’Associazione Nazionale Magistrati - colpisce soprattutto la cura nella descrizione di meccanismi investigativi e giudiziari che però non paga pegno rispetto ad una narrazione sempre fluida e accattivante, propria del romanzo giudiziario".
Anche dal mondo della magistratura inquirente arrivano apprezzamenti di grande peso per quanto il giornalista oplontino ha saputo realizzare in campo letterario.
"I romanzi che vedono protagonista il Capitano Mariani, hanno trame interessanti e molto verosimili. – sottolinea Rosario Cantelmo, già Procuratore aggiunto a Torre Annunziata, poi Procuratore della Repubblica ad Avellino. È l’uomo che ha smantellato tanti clan della camorra e ha demolito il racket ad Ercolano – Nelle opere di Taranto si nota la mano di un tecnico giornalista con un passato da cronaca giudiziaria. L'analisi psicologica dei personaggi è approfondita e ben articolata. I racconti presentano, a mio avviso, uno sfondo di umanità che non guasta rispetto alle aride vicende giudiziarie", conclude il PM, oggi consulente della Commissione Antimafia a Roma.
E proprio restando nella Capitale, perfino dal CSM arrivano grosse attestazioni di stima per “’o Capitano” e l’autore delle sue storie.
“Il Capitano Mariani, creato con maestria da Giovanni Taranto, si muove abilmente tra storie avvincenti e profonde riflessioni su esperienze che toccano il cuore. – commenta Tullio Morello, Magistrato, Componente del Consiglio Superiore della Magistratura - Attraverso la risoluzione di delitti in un territorio ricco di bellezze contrastate da disagi sociali, l'autore ci guida in un viaggio pieno di umanità ma anche di oscurità. Gli uomini e le donne coinvolti nella risoluzione dei misteri seguono la migliore tradizione del genere giallo, regalandoci enigmi avvincenti che lasciano spazio a riflessioni interiori. - prosegue il giudice, figura di assoluto rilievo fra le toghe di tutta Italia per la propria competenza e professionalità, per cui pare addirittura superfluo ricordare l’importantissima figura del padre, Michele estensore e relatore della sentenza d'appello che mandò assolto Enzo Tortora - Sebbene nella vita i colpevoli vengano scoperti, i veri problemi, a volte, rimangono irrisolti. E Taranto sa anche ricordarci che la strada del bene è sempre lì, pronta ad essere percorsa, a mostrarci la legalità come esigenza per un futuro migliore. Riesce a dare questi messaggi soprattutto ai giovani, il che aggiunge un significato etico e di speranza alla sua intera narrazione”.
(Nella foto, in senso orario: Nicola Russo, Cetta Criscuolo, Rosario Cantelmo e Tullio Morello)