Questa foto l’ho scattata al Liceo Pitagora-Croce di Torre Annunziata il 9 maggio 2015. Si celebrava la serata conclusiva della nona edizione del “Premio Elia Rosa”, concorso nazionale di esecuzione musicale riservato agli studenti delle scuole secondarie di I e II grado. Una kermesse di notevole spessore culturale promossa dall’associazione “Amici di Elia Rosa”.
Le dimensioni dell’evento risiedono in questa immagine: il direttore artistico e presidente della giuria tecnica di quella edizione era Peppino Di Capri. Al suo fianco è ritratto Tonino D’Ischia (all’anagrafe Antonio Di Nola), chansonnier degli anni ’60-‘70 torrese d’adozione, anch’egli impegnato come giurato nel concorso. A differenza di quanto possano far pensare i nomi d’arte adottati dai due musicisti, tra loro c’era un’immensa stima artistica e personale (Tonino è scomparso nel 2022).
L’altro ieri, in prima serata, Rai Uno ha celebrato Peppino Di Capri con un biopic firmato da Cinzia TH Torrini: “Champagne”. Il racconto, però, si ferma al 1973, anno in cui Peppino si aggiudica il suo primo Festival di Sanremo con il brano “Un grande amore a niente più”. Se gli sceneggiatori si fossero spinti più in là nel tempo, probabilmente, avremmo potuto ammirare sul piccolo schermo un altro, immenso artista torrese che da 25 anni è il bassista di Peppino Di Capri: Pasquale De Angelis.
Queste elucubrazioni, forse sconclusionate, si sono insinuate nella mia mente e mi hanno accompagnato nella visione di “Champagne”. Condizionate, probabilmente, anche dall’aver vissuto in platea al “Mattiello” la magica serata organizzata giovedì scorso dalla Pro Loco Today di Pompei per ricordare altri due straordinari torresi: l’architetto Filippo Alison e il produttore Dino de Laurentiis.
E proprio da quel palco è stato ribadito il concetto che la memoria rappresenta un serbatoio di idee inesauribile quanto inesplorato. E che occorre trovare la tentazione, la voglia, il desiderio di perlustrare questo contenitore di spunti di vita, fondamentale per chiunque voglia proporre un’offerta di promozione culturale seria. E soprattutto non improvvisata.
Io non so perché si è fermata la macchina che azionava il “Premio Elia Rosa”. Ma sono testimone dell’eccellente livello nazionale che il concorso aveva raggiunto. Livello che onorava la memoria e lo spessore di un artista del calibro di Elia. Del suo sublime sassofono ne avevano beneficiato, tra gli altri, Pino Daniele, Tony Renis, Enzo Gragnaniello, Nanà Vasconcelos, Billy Cobhan, Don Cherry, Fred Bongusto, Peppino Gagliardi, Tullio De Piscopo, Tony Esposito, Gianni Conte, Joe Amoruso.
Quindi, mettendo un pò di ordine in questi pensieri e parole, potremmo convincerci che non dovrebbe essere così complicato capitalizzare questo immenso patrimonio culturale e far rivivere il “Premio Elia Rosa”. Proprio Pasquale De Angelis, instancabile anche come promotore dell’associazione “Amici di Elia Rosa”, ne è il custode più semplice da contattare.
Il messaggio forte e chiaro è diretto alle Istituzioni, ma anche a tutti coloro che credono seriamente in una scossa culturale del territorio.