“Lungi dal fuggire in luoghi meno prossimi alla violenza del vulcano, condusse le sue navi proprio sulla costa sconvolta, per soccorrere e salvare i tanti che oramai su quella lingua di sabbia non attendevano che la morte”.

Così è descritto Gaio Plinio Secondo, detto Plinio il Vecchio, durante l’eruzione del Vesuvio del 79 d.C., nella prefazione del libro “Essere Plinio”, dello scrittore Vincenzo Amorosi (nella foto sotto), torrese appassionato di storia e araldica. L’autore del saggio ha effettuato una lunga ricerca su Plinio il Vecchio, comandante della prima flotta imperiale di stanza a capo Miseno, basandosi anche sulle notizie riportate dal nipote Plinio il Giovane che lui adottò e ne divenne tutore una decina di anni dopo la sua nascita. Amorosi ripercorre la vita di Plinio il Vecchio, questo illustre Romano che scrisse un’opera in 37 volumi dal titolo “Naturalis historia”. Uomo di cultura universale, per amore della conoscenza (volle studiare il fenomeno vulcanico in atto) immolò la propria vita per salvarne altre.

Il nipote di Plinio traccia anche il carattere dello zio e il suo modus vivendi nelle “Epistolarium libri” e nelle lettere inviate a Cornelio Tacito, descrivendolo come un uomo piuttosto malinconico, di poche parole, frugale, lontano dai divertimenti, che studiava di notte, si interessava di oratoria ed era anche molto altruista.

In “Essere Plinio” Amorosi ci racconta persino il ritrovamento dei probabili resti e del cranio di Plinio il Vecchio, grazie allo scavo archeologico dell’ingegnere Gennaro Matrone eseguito Il 20 settembre 1900 in località Bottaro a Torre Annunziata, luogo corrispondente a quello della sua morte per asfissia come riportato dal nipote.

Ma la cosa che ci colpisce anche dal punto di vista psicologico è che l’autore del libro, a mano a mano che procedono le sue approfondite ricerche su Plinio il Vecchio, si immedesima gradualmente in lui fino ad identificarsi nel personaggio. Se esiste la reincarnazione, allora questo ne è un esempio. Tanto è vero che il 14 ottobre del 2023, in occasione del bicentenario della nascita di Plinio il Vecchio, quando è stato esposto a Napoli il suo presunto cranio, ad Amorosi fu richiesto di impersonarlo, di esserne il testimonial figurativo in quell’evento, vista anche la somiglianza antropologica con lui. Ecco quindi il titolo del libro “Essere Plinio”, la cui copertina riporta il viso di Plinio il Vecchio e dello stesso Vincenzo Amorosi quasi a sovrappporsi, come se l’autore volesse “entrare” nel corpo e nella mente del celebre personaggio storico dell’antica Roma.

Quindi il libro è da leggere non solo per conoscere le notizie sulla vita e sulle opere di Plinio il Vecchio ma anche sulle scoperte effettuate dopo la sua morte e persino per il fatto che Amorosi si sente un “Personaggio in cerca di autore” di pirandelliana memoria, come lui stesso scrive in una pagina del suo saggio.