C’è un torrese al quale più di cento anni fa è stata dedicata la copertina della Domenica del Corriere, il 12 novembre 1916, e successivamente addirittura un francobollo.

Vi chiederete chi è e perché ha avuto questo grande onore. Si chiamava Ercole Ercole, e fu decorato con medaglia d’argento e d’oro durante la prima guerra mondiale. Inoltre a lui è intitolata in zona Rovigliano la strada che termina in via Provinciale Schiti, partendo dall’incrocio di via Sant’Antonio con via Bottaro.

Ma partiamo dalla sua nascita per conoscerlo meglio. I suoi genitori erano Salvatore, capotecnico di artiglieria nella Real Fabbrica d’Armi e Amalia Della Camera, casalinga, che lo partorì il 23 marzo 1887 nella sua casa in vico Gelso al numero 7 (quartiere Provolera) e fu registrato al comune di Torre Annunziata tre giorni dopo con l’atto 306 di quell’anno.

Fin da ragazzo intendeva intraprendere la carriera militare e durante la Prima Guerra Mondiale lo troviamo al fronte nel Regio Esercito. Ma la sua aspirazione era quella di volare e perciò, conseguito il brevetto di pilota, transitò nel Battaglione Aviatori con il grado di capitano. E nel febbraio del 1916 compì una spericolata missione per la quale ricevette la medaglia d’argento al valor militare.

Era in volo su Lubiana insieme al tenente Giulio Laureati, decorato anche lui. Dopo aver sganciato delle bombe sul nemico, il suo aereo subì un guasto al motore e poi un incendio a bordo. Nonostante fosse anche sotto il fuoco dell’artiglieria austriaca riuscì comunque a domare le fiamme e ad atterrare sano e salvo con il tenente Laureati nel campo di volo amico. Otto mesi dopo, a ottobre, fu decorato con medaglia d’oro direttamente dal re Vittorio Emanuele III, con la seguente motivazione.

"Era su un aereo da combattimento alla mitragliatrice, un velivolo da combattimento nemico lo attaccò, uccise i suoi compagni e forò i serbatoi della benzina. Ercole, nonostante fosse ferito, riuscì a mettersi al comando dell’aereo che stava precipitando da 3000 metri di quota e a meno di 300, con eccezionale sangue freddo, fece la manovra per atterrare. Una volta raggiunto il suolo diede fuoco all’apparecchio per evitare che cadesse in mano nemica. Era però a Zarnac, a 50 chilometri dalle linee italiane e per di più fu assalito da un abitante del posto, ma riuscì ad ucciderlo. Si incamminò a piedi per rientrare in territorio amico, senza viveri e sopportando atroci sofferenze per la ferita, dopo una settimana arrivò a salvarsi giungendo ai nostri avamposti sulla Vojussa”.

Alla fine della guerra Ercole prosegui la carriera militare fino al grado di generale di brigata aerea. Mori a Roma il 2 ottobre 1967, a ottant’anni, come si evince dall’annotazione postuma sul suo atto di nascita.