Giovanni Taranto, opera seconda. Dopo l’esponenziale successo de “La fiamma spezzata” (alla quarta ristampa in poco più di un anno), negli scaffali delle librerie dal 17 giugno è esposto “Requiem sull’ottava nota” (Avagliano editore). Il nuovo romanzo scritto dal giornalista di Torre Annunziata va a collocarsi di diritto nella collana dei “gialli” più intriganti, coinvolgenti, appassionanti e socialmente significativi della produzione letteraria contemporanea.
Perché se la delicata attività del capitano dei carabinieri Giulio Mariani ne “La fiamma spezzata” aveva proposto un quadro narrativo stringato quanto efficacemente esaustivo, in “Requiem sull’ottava nota” il racconto è guarnito ed impreziosito da storie, personaggi e situazioni ambientali che contribuiscono ad ampliare la percezione del contesto in cui si svolgono i fatti.
Ma perché “Requiem sull’ottava nota”? «Mi piace dare titoli alle mie opere – risponde Giovanni Taranto – che possono essere letti in diversi modi. Requiem è un riferimento funebre, ovviamente di morte, collegato alle violenze che le nostre terre ci sottopongono nel quotidiano. L’ottava nota è un’allusione, un’entità misteriosa che travalica la scala classica musicale e, dunque, induce all’esame di significati non scontati e prevedibili».
L’autore parla nella presentazione del libro organizzata alla “Galleria d’arte Barbato” di Scafati, un salotto elegante, raffinato, accogliente, familiare, dove gli ospiti sono accolti da una padrona di casa impeccabile, Marisa Nastro Barbato che offre la degustazione di tisane prelibate dell'Erboristeria Paluna.
«Vi invito a leggere questo libro senza innamorarvi immediatamente di una tesi. Perché vi sembrerà, man mano che andrete avanti, di aver capito la soluzione. Ma qualche pagina dopo - sottolinea Giovanni Taranto - vi accorgerete che non è così. E questo fino al termine della storia. Spero di portarvi all’ultima pagina con il dubbio».
Il tema dominante di “Requiem sull’ottava nota” è il funzionamento dei clan, dei meccanismi delle mafie, della camorra vesuviana. Poi include altri argomenti legati alla criminalità comune, a quella organizzata, al malaffare, alla decrittazione dei codici sottostanti queste attività illecite. Siamo negli anni ’90. Camorra, mafia, estorsioni, droga e microcriminalità sono gli avversari quotidiani del capitano Giulio Mariani, romano de Roma, al comando di una compagnia dei Carabinieri nel Vesuviano.
Giovanni Taranto sottolinea e conclude: «Attraverso il giallo ho pensato che il lettore possa essere attirato da temi che quotidianamente cerca di esorcizzare evitando di leggere i giornali, di guardare la TV tentando di allontanare da sé un mondo che purtroppo esiste, quello della droga, del racket, dell’usura, della prostituzione, degli omicidi. Le persone tendono ad ingabbiare questi fenomeni perché non toccano le loro esistenze senza, peraltro, l’assunzione di una presa di posizione specifica. Ciò non va bene. Per creare una coscienza civile che un giorno possa davvero contribuire a circoscrivere i fenomeni criminali, è necessario un risveglio forte prima a livello individuale e poi collettivo. Operazione fondamentale per affiancare e favorire, così, la giustizia e i suoi meccanismi».
Ha moderato il gradevolissimo evento Stefania Falco. Suggestive le letture di Nadia Vitiello che hanno condotto i presenti nel controverso mondo del capitano Mariani. L’agente letterario Carla Fiorentino ha svelato qualche retroscena della stesura del giallo. Gli attori Giovanni Caso e Gianpietro Ianneo hanno effettuato piacevoli incursioni musicali. La serata, di spessore culturale oltremodo intenso, è stata condotta da un puntuale Gianni Landy ed ha fatto registare la presenza tra il pubblico di un'attrice del calibro di Gea Martire.