Scarichi di reflui industriali nel canale Marna e gestione illecita di rifiuti, nonché ostacolo al controllo.
Sono questi i reati contestati dalla Procura di Torre Annunziata al legale rappresentante di una industria conserviera di Sant'Antonio Abate (La Rosina srl), sequestrata dai carabinieri del NOE (Nucleo Operativo Ecologico) di Napoli.
L'azienda, che si occupa della lavorazione, confezionamento e vendita di passate di pomodoro "bio", è stata interessata da una ispezione dei militari ambientali e dell'ARPAC. Attraverso la fluorescina, un colorante naturale, è stato possibile "seguire" il percorso dei reflui. Si è scoperto così che era stato realizzato "uno stabile collegamento (bypass) tra la vasca di raccolta dei reflui, prima di essere immessi in fogna, tramite pompe ad immersione, ed il canale di bonifica, che confluisce nel torrente Marna, tributario del fiume Sarno", scrive in una nota il Procuratore di Torre Annunziata, Nunzio Fragliasso.
Inoltre, i reflui relativi ai servizi igienici, confluivano direttamente nella fogna "bypassando il trattamento depurativo".
In sostanza, tali scarichi hanno cagionato "una compromossione ed un deterioramento significativi delle acque del canale Marna, per effetto della presenza di sostanze inquinanti nelle acque di scarico, che avrebbero dovuto formare oggetto di una preliminare attività di depurazione mai realizzata".
Le indagini hanno inoltre consentito di appurare che venivano stoccate varie tipologie di rifiuti speciali, anche pericolosi (come fresato d'asfalto, imballaggi in plastica e in ferro, contaminati, batterie al piombo) in aree dello stabilimento non ricomprese nell'AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale), realizzando così un deposito incontrollato di rifiuti.
La Procura infine ha contestato per la prima volta il reato di "impedimento al controllo" in quanto i titolari dell'azienda avrebbero predisposto una serie di artifici finalizzati ad intralciare le attività ispettive di Procura e Polizia Giudiziaria, mutando artificiosamente lo stato dei luoghi.
A finire sotto sequestro l'intero complesso aziendale nonché alcune aree pertinenziali non censite sulle planimetrie e sull'atto autorizzativo.