Solo lunedì i giudici del Tribunale del Riesame di Roma si pronunceranno sulle istanze presentate da 12 dei 23 arrestati nell'ambito della maxi inchiesta sui falsi incidenti stradali e sulla presunta corruzione dei Giudici di Pace di Torre Annunziata. Tra questi, però, non c'erano i tre magistrati onorari coinvolti che, almeno per il momento, non sono comparsi dinanzi al Tribunale della Libertà per chiedere l'annullamento o la revisione della misura cautelare a cui sono sottoposti.
Nè i legali del principale indagato, Antonio Iannello, né dell'altro giudice di pace Raffaele Ranieri, entrambi finiti in carcere, hanno discusso, così come resta per ora ai domiciliari Paolo Formicola, altro magistrato onorario finito in manette due settimane fa.
La seconda parte dell'inchiesta ha portato gli uomini della guardia di finanza di Torre Annunziata, guidati dal colonnello Agostino Tortora, ad eseguire altre 14 misure cautelari appena 48 ore fa. Queste, però, nel filone principale della maxi inchiesta, condotta dalla Procura di Torre Annunziata, sui falsi incidenti che ruotano attorno all'agenzia gestita da Salvatore Verde, uno dei principali organizzatori di sinistri fasulli per truffare le compagnie assicurative. Proprio Verde compare in entrambi i filoni investigativi, che sono stati separati solo perché in caso di coinvolgimento di magistrati la competenza passa ad un'altra Procura, in questo caso Roma.
Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, Verde gestiva un gruppo ben organizzato, con una decina di procacciatori di clienti che altro non erano che proprietari di auto o moto disposti a simulare incidenti stradali per incassare cospicue somme di denaro come risarcimento, da dividere poi con l'intera organizzazione. C'erano, poi, dei carrozzieri che si prestavano al gioco, sostituendo pezzi di ricambio in modo da truccare le auto, camuffandole come incidentate nonostante fossero nuove, per poi risistemare tutto.
A volte, bastava un semplice incidente domestico con tanto di referto medico dell'ospedale ad innescare il meccanismo: il cliente - hanno ricostruito gli inquirenti - si presentava da Verde, interveniva quello che è considerato il suo braccio destro, Nunzio Sosto Archimio, e partiva l'organizzazione. Poi, se non bastavano perizie e certificati, venivano reclutati pure i falsi testimoni, in un giro che ha coinvolto almeno 112 persone, indagate a vario titolo nella grossa truffa alle assicurazioni.
Attualmente, in relazione al primo filone d'indagine, 18 persone sono finite in carcere, altre 5 ai domiciliari e 5 sono indagate a piede libero. Nel secondo filone, 10 sono ai domiciliari, per uno è scattato l'obbligo di firma mentre altri 3 individui sono indagati a piede libero.
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