A cura della Redazione
Sono le tre del mattino di giovedì 1 ottobre quando Torre Annunziata viene svegliata dal fragore assordante di un elicottero in volo (un AB 412 del Raggruppamento Aeromobili Carabinieri) e dal suono delle sirene delle auto dei carabinieri che sfrecciano lungo le strade cittadine. Il Quadrilatero delle Carceri viene preso d´assedio dai militari. Si sta preparando la cattura di uno dei reggenti del clan Gionta, Ciro Nappo, latitante dal 2008. Un´operazione pianificata nei minimi dettagli, frutto di indagini ed appostamenti continui da parte degli uomini dell´Arma, che hanno consentito di individure il pregiudicato 34enne all´interno della sua abitazione di via D´Alagno, stradina che collega via Bertone a piazza Pace, alle spalle del Santuario della Madonna della Neve. Uno spiegamento di forze considerevole, che ha visto impegnati i carabinieri del Comando Gruppo di Torre Annunziata, guidati dal tenente colonnello Andrea Paris, i militari del Nucleo Investigativo, diretti dal maggiore Pasquale Sario, il Gruppo di Intervento Speciale, i militari del 10° battaglione Campania ed il nucleo subacquei di Napoli. Tutti pronti a far scattare il blitz che di lì a poco porterà all´arresto di Ciro Nappo. Alle 3,30 del mattino, dopo avere interrotto la corrente elettrica, nel buio profondo, viene fatto detonare l´esplosivo che squarcia il portone del palazzo in cui si nasconde Nappo. L´edificio viene letteralmente circondato, in modo da impedire qualsiasi tentativo di fuga: dal piano terra entrano gli investigatori, i carabinieri ed il personale del Gis, mentre dall´alto si calano dall´elicottero alcuni uomini in tuta mimetica, dal volto coperto. Al primo piano viene fatto esplodere un altro ordigno che distrugge le porte di ingresso dell´abitazione in cui si ritiene sia nascosto il pregiudicato 34enne. I subacquei, nel frattempo, perlustrano le fogne per impedire che il latitante possa sfuggire alla cattura attraverso cunicoli sotteranei che conducono al porto oplontino. Giunti nell´appartamento, Nappo non si trova, ma gli investigatori sono convinti che è lì, da qualche parte nascosto. Continuano le perlustrazioni fino a quando i militari si accorgono di qualcosa di strano all´altezza della cucina. Spostano un mobiletto e notano che dietro le piastrelle potrebbe esserci un sottile strato di parete. Lo puntellano con il martello pneumatico ed il muro inizia a sgretolarsi. C´è, dunque, qualcosa dietro. Ormai i carabinieri hanno capito: Nappo si nasconde lì, in un anfratto alle spalle della parete della cucina. Da un buco praticato nel muro, si scorge un movimento, è la mano di Nappo. Un componente del Gis entra e si accerta che l´uomo sia disarmato. A quel punto la cattura è cosa fatta. Nappo viene prelevato, ammanettato e, avvolto da una coperta, viene portato fuori dal palazzo, dove lo attendono le auto dei carabinieri pronte a condurlo nel carcere di Poggioreale. Sono le sei del mattino e Torre Annunziata si sveglia. Un giorno nuovo sta per iniziare, senza dubbio è un giorno migliore.
(Nella foto di Riccardo Siano, il momentro in cui Nappo viene prelevato dal suo nascondiglio)
Le reazioni
Viva soddisfazione per l´arresto del latitante Ciro Nappo è stata espressa dal ministro della Difesa Ignazio La Russa che, in un comunicato ha affermato: "L´Arma dei Carabinieri continua a raccogliere il frutto del proprio costante impegno contro la criminalità. Questo arresto - ha proseguito il Ministro - pone in risalto la determinazione, la professionalità e le capacità operative di uomini e donne altamente qualificati, il cui obiettivo primario è l´affermazione della legalità per garantire la sicurezza dei cittadini". Soddisfatto anche il generale Gaetano Maruccia, destinato ad altri incarichi dopo aver ricoperto quello di comandante del Comando Provinciale dei Carabinieri: "Si è trattato - ha dichiarato - di un blitz eccellente. Il latitante si nascondeva in una botola celata dietro le mattonelle della cucina. Abbiamo chiesto l´intervento del Gis - ha spiegato Maruccia - in quanto temevamo la fuga di Ciro Nappo dal tetto o da una fognatura. Non è escluso - ha concluso - che questo clan (il clan Gionta, ndr) pensi di rialzare la testa. Ma noi non resteremo di certo a guardare. Non intendiamo essere spettatori. In prospettiva di un potenziale nuovo scenario che potrebbe andare formandosi, noi siamo pronti ad intervenire".
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