Don Federico Battaglia compie 40 anni. "L’angelo di giovani e migranti", parroco della chiesa di Sant'Antonio da Padova di Trecase, nasce il 5 marzo 1982.
Trascorre infanzia, adolescenza, giovinezza a Torre del Greco, dove il Tirreno meridionale abitualmente riflette nei dettagli le tinte del cielo e ne spiattella i sentimenti come il più subdolo delatore; perché biasima il litorale muto, appartato, piatto, spento e lo randella tutti i giorni per stimolarne la voce, l’amicizia, l’originalità, la vitalità; in quell’epoca però mare, cielo e terra fanno squadra: stuzzicante speranza del fato.
E, mentre studia materie scientifiche, così intime della fede, è invaso da una vocazione che lo porta all’ordinazione sacerdotale il 15 maggio 2011 con in tasca il Vangelo come insegnamento originario, non imprigionato dal potere ecclesiale, e non solo teorico, ma da praticare per strada fra predilette e prediletti di Gesù.
Il 30 novembre 2016 diventa parroco di Sant’Antonio a Trecase, dopo aver svolto il so servizio sacerdotale presso la chiesa di Santa Maria del Popolo a Torre del Greco.
“Quando… lo videro arrivare… con l’auricolare bluetooth e l’immancabile chitarra… i più anziani si domandarono se quel “prete ragazzino” fosse in grado… in poco meno di tre anni… laureato in ingegneria informatica e musicista provetto, è riuscito a superare l’iniziale diffidenza e ad imporre la sua visione della parrocchia come punto di riferimento, porto sempre aperto per giovani, diseredati ed immigrati in cerca di integrazione. E così, a suggellare il buon lavoro svolto, è arrivata la nomina a Direttore della Pastorale Giovanile della Diocesi di Napoli (1° giugno 2019)… don pasquale incoronato, attraverso un post su Facebook: “Che questo nuovo ministero… ti possa giovare per diventare santo…” (dall’Archivio di Carmine Alboretti).
Federico è anche stato vicario nella parrocchia di Santa Maria del Popolo a Torre del Greco, direttore del Coro Giovani del Servizio di Pastorale Giovanile della diocesi di Napoli, nell'équipe diocesana per il Servizio di Pastorale Giovanile, membro della Commissione diocesana per il Sinodo dei Vescovi su giovani, fede e discernimento vocazionale.
Il gemellaggio autentico e senza riserve mentali o religiose con ragazze, ragazzi, migranti istintivamente ritmati, sfocia nell’immensità spirituale, cantata e ballata dall’oceano MigrAngels, la band italo-migrante, che naviga onde variopinte di carnagioni e saperi.
E' un’orchestra con i suoi ottoni, corde, bacchette, tamburi, genti vestite uguali per suoni diversi e uno che si sbraccia per farli partorire. Infondono allegria i piatti e la grancassa, silenziosi, in attesa, sempre pronti, per il loro secondo, il loro minuto, il loro exploit. Chi ci mette l'intelligenza del distratto, chi l'attenzione della studiosa, la calma del malaticcio, la precisione della lentezza, la fantasia dell'artista, Fede la volontà dell'organizzatore. E' come una classe, una team di calcio, una scuola: è la MigrAngels Band! Forma donne e uomini, compone i tasselli di ciascuna identità personale e sociale, costruisce negli anni capacità di opinioni, di scelte, di tenuta psicologica, nei momenti normali, dolorosi, di esaltazione: anche quando le cose vanno troppo bene si sbaglia. Mentre ci si scambia pelle, divertimento, amore.
Federico promuove ed ospita il meglio associazionismo del territorio, quello culturale di Logos di Lina Lupoli e Gigi Trapani; quello ambientale della Comunità Laudato Si'-Vesuvio, gruppo spontaneo sull'enciclica di papa Francesco; e, recentissimamente, gli studi di Volwer Social Radio Tv, sogno del compianto Carmine Alboretti, che osserva dal drone infinito e dagli occhi del figlio Franceschino. Grazie al giornalista Raffaele Perrotta e all’Associazione Giornalisti Vesuviani, sostenuta con fede da Fede.
Che, a piedi nudi allegri attraversa con entusiasmo bambino cocci di vetro roventi, anestetizzato dalla convinta ricerca di coloro che trascorrono le notti senza sogni, ma non disperano di incontrare un messaggero in candore; e guadagna la riva, e rinfresca i piedi, e, se balla sulle onde del mare, siamo tutte, tutti lì a guardare.
Assieme al Vesuvio, che dal mare è simile ad una madre che abbraccia il golfo: entrambi universali. Il vulcano gli piace soprattutto quando la notte tramonta nell’alba, innevato fino alle pendici, e la bocca è appena turbata dal bacio sottile dei primi raggi del sole... e al crepuscolo con la luce naturale che muore e quella artificiale che nasce.