L’iniziativa concordata tra l’Amministrazione Comunale di Torre Annunziata e la IrgenRe, proprietaria del Maximall Pompeii, per consentire ai cittadini torresi di proporre il proprio curriculum alle aziende che apriranno punti vendita all’interno del centro commerciale (apertura prevista per il 28 novembre prossimo), ha sollevato un vespaio di polemiche. Il motivo? La procedura selettiva non può essere appannaggio esclusivo dei residenti di Torre Annunziata.

Lo ha evidenziato, in un’intervista al quotidiano Metropolis, l’ex segretario cittadino del Pd Peppe Giordano di Castellammare di Stabia, che ha contestato l’impostazione campanilistica dell’iniziativa. Sulla stessa linea anche le organizzazioni sindacali che, pur apprezzando lo sforzo del sindaco Corrado Cuccurullo, teso ad incrementare l’occupazione in città, avrebbe "sbagliato nel merito in quanto non rientra nei suoi compiti istituzionali chiedere di inviare curriculum di candidati ad aziende private".

Alla “gaffe” del primo cittadino ha cercato di porre rimedio il capogruppo del Partito Democratico Fabio Giorgio, secondo il quale ci sarebbe stato un fraintendimento nelle parole del sindaco. “In realtà – ha affermato l’esponente Dem – tutti, anche i residenti di altri Comuni, possono presentare le loro candidature e prenotarsi per i due appuntamenti preselettivi fissati per il 29 e 30 ottobre prossimi”.

A questo punto ci viene da chiedere dove sta la verità? Noi comprendiamo il comportamento del primo cittadino, proteso a incrementare le opportunità di lavoro in una realtà dove la disoccupazione ha raggiunto livelli preoccupanti, ma è bene che ricordi il ruolo istituzionale di primo piano che riveste, e quando rilascia dichiarazioni su un argomento così sentito, qual è appunto quello dell'occupazione, sarebbe il caso di ponderare bene le parole.

L’apertura del Maximall può rappresentare una grande opportunità occupazionale per centinaia di giovani del nostro territorio. Sperare che molti di essi possano essere di Torre Annunziata è legittimo, ma l’obiettivo del legislatore, spesso dichiarato in modo inequivoco, è quello di evitare discriminazioni nell’accesso al lavoro.