«Questa sarà una marcia silenziosa, non di chi non ha nulla da dire, ma di chi aspetta una risposta». Con queste parole di don Ciro Cozzolino, sacerdote della Chiesa della SS. Trinità, inizia il lungo corteo in ricordo delle otto vittime del crollo di Rampa Nunziante (i coniugi Pasquale Guida e Anna Duraccio, con i figli Francesca e Salvatore; i coniugi Giacomo Cuccurullo e Edy Laiola con il figlio Marco, la signora Giuseppina D’Aprea).
Migliaia di persone si sono date appuntamento questa mattina nello spazio antistante lo stadio Giraud per partecipare alla “Marcia per la Giustizia”. Presenti i parenti delle vittime, gli studenti delle scuole medie e superiori, gli amministratori della città con il sindaco Vincenzo Ascione, le autorità religiose, i vertici delle Forze dell’ordine, tantissimi amici e semplici conoscenti.
Il corteo ha attraversato corso Umberto I, corso Vittorio Emanuele, piazza Nicotera, via Porto, via Marconi per poi fermarsi sulla Rampa Nunziante, davanti al palazzo dove quel maledetto 7 luglio 2017 trovarono la morte otto innocenti a causa del crollo di una parte della palazzina.
«Qui davanti a noi - ha affermato don Ciro - ci sono otto palloncini bianchi sostenuti da studenti. Tra qualche minuto li lasceremo andare in aria. Sono i nostri amici che, dopo essere stati con noi, voleranno in cielo. Abbiamo portato anche una corda con tre nodi - ha proseguito -. Essi rappresentano la diffidenza, l’ingiustizia e l’individualismo. La nostra partecipazione a questa marcia non è formale, ci impegneremo tutti affinché queste tre barrire vengano abbattute».
Poi invita i presenti ad un applauso di incoraggiamento per tutti quelli che, magistrati e forze dell’ordine, si stanno impegnando per cercare la giustizia. «I suoi tempi sono lunghi - ha concluso - e diversi dai tempi dei nostri cuori, ma in noi non dovrà mai mancare la fiducia».
“Il silenzio”, suonato con la tromba da una studentessa, ha concluso questa giornata di grande partecipazione popolare.
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