E’ stata con ogni probabilità una leucemia, incomprensibilmente non diagnosticata, ad essere fatale a Vincenzo Russo, il 45enne di Qualiano (Na) spirato il 13 aprile scorso all’ospedale Cardarelli (in foto) dopo una via Crucis durata oltre due mesi, innumerevoli accessi e visite in vari presidi ospedalieri nel vano tentativo di individuare la causa e curare i gravi problemi di salute e i terribili dolori di cui soffriva.
Questa l’indicazione, che andrà comunque verificata e confermata dagli esami istologici, emersa oggi, martedì 29 aprile 2025, dall’autopsia sulla salma della vittima disposta dal Pubblico Ministero della Procura di Napoli Federica D’Amodio, che ha aperto un procedimento penale per l’ipotesi di reato di omicidio colposo in ambito sanitario riscontrando l’esposto presentato l’indomani della tragedia, a fronte delle tante, troppe perplessità sulle cure prestate al marito, dalla moglie di Russo, che è assistita da Studio3A Il Pm ha iscritto per ora nel registro degli indagati due dei tanti medici che hanno seguito il paziente nel corso della sua odissea.
A quanto riferito dalla vedova ai carabinieri della tenenza di Quarto Flegreo nella denuncia querela, ormai più di due mesi fa il 45enne si era recato all’ospedale San Giuliano di Giugliano (Na) lamentando un forte dolore al petto, salvo essere subito dimesso dopo gli accertamenti effettuati: gli esami clinici non avrebbero rivelato nulla di preoccupante, come un infarto in corso, e per i sanitari si trattava solo di un dolore intercostale che sarebbe presto passato da solo. Così però non è stato, anzi, con l’andare dei giorni le algie sono aumentate estendendosi dal petto anche alla spalla destra, ragion per cui Russo, sempre accompagnato dalla moglie, ha effettuato numerose altre visite, presso strutture sia pubbliche sia private: un continuo andirivieni in ospedali, tra cui altri due accessi al San Giuliano, l’ultimo il 7 aprile in occasione del quale è stato preso in carico da una dottoressa, una dei due indagati, e, ancora, tra gli altri, al Santa Maria delle Grazie di Pozzuoli (Na), al Pineta Grande di Castel Volturno (Ce) e al Cardarelli. Ogni volta il paziente ha seguito le cure prescritte dai dottori che l’hanno via via visitato, e che peraltro avevano formulato diagnosi discordanti tra loro, senza però riuscire a venire a capo dei suoi problemi, che continuavano ad aggravarsi: Russo non riusciva neanche più a reggersi in piedi e a camminare e aveva pure smesso di urinare.
Finché, il pomeriggio del 12 aprile scorso, la moglie ha riportato all’ospedale Pineta Grande il marito in preda a febbre alta, oltre 39, dolori lancinanti che ormai interessavano anche l’inguine, polpaccio e caviglia e ridotto in uno stato semi-confusionale in cui, a momenti in cui era “presente”, se ne alternavano altri di “catatonici” nei quali non rispondeva agli stimoli esterni. E qui i medici che hanno preso in carico il paziente, dopo averlo sottoposto agli accertamenti di rito e riscontrato negli esami del sangue valori totalmente “sballati”, hanno rivelato alla moglie che Russo era in grave pericolo di vita e, intuendo finalmente quella che poteva essere l’origine del problema, le hanno consigliato di trasferirlo subito all’ospedale Cardarelli per poter essere seguito da un ematologo, che al momento non era in servizio nel presidio di Castel Volturno. Trasferimento che la moglie ha effettuato immediatamente con mezzi propri, dato che lì per lì al Pineta Grande non vi erano neanche ambulanze disponibili e il tempo di attesa sarebbe stato di quattro ore.
Inizialmente al Cardarelli, dopo aver finalmente visitato il paziente verso mezzanotte, avevano rassicurato i familiari, spiegando che il loro caro aveva necessità di una trasfusione, che le sacche di sangue stavano arrivando e che si sarebbe presto ripreso, invitandoli a rincasare tranquilli per la notte.
Ma alle 7 del mattino del 13 aprile dal principale nosocomio partenopeo a casa Russo è giunta la terribile telefonata presa dalla moglie: Vincenzo aveva avuto un arresto cardiaco fatale che, a quanto riferito dal medico che per ultimo lo aveva preso in cura, poteva essere stato provocato da una setticemia in corso.
Sconvolta per la prematura e inspiegabile perdita del suo compagno di vita e, soprattutto, non riuscendo a capacitarsi dell’accaduto, la moglie della vittima, che ha lasciato anche quattro figli, tre dei quali ancora minori, ha quindi deciso di fare chiarezza sulla morte del marito, attraverso l’Area Manager per la Campania dott. Vincenzo Carotenuto si è affidata a Studio3A, società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini, e ha presentato un esposto alla magistratura che ha portato all’apertura di un fascicolo e ai primi provvedimenti della Procura, con particolare riferimento all’iscrizione nel registro degli indagati di due medici, e soprattutto, alla disposizione dell’esame autoptico con affidamento dell’incarico a un pool di tre consulenti tecnici, il medico legale dott. Nicola Balzano, l’internista dott. Vitagliano Tiscione e l’anatomopatologa dott. Elvira La Mantia, che hanno proceduto a seguire presso l’ospedale Federico II di Napoli.
Alle operazioni peritali ha partecipato quale consulente tecnico per la parte offesa, messo a disposizione da Studio3A, anche il medico legale dott. Luca Scognamiglio che, vagliata la documentazione clinica disponibile tra cui gli ultimi esami del sangue, che presentavano valori bassissimi di globuli bianchi e rossi e piastrine, ha sollecitato la richiesta, accolta dal Pm, di aggiungere un quesito specifico alla perizia prelevando dei campioni di midollo per sottoporli ad esami immuno-istochimici e accertare se Russo avesse la leucemia e, se sì, in che forma e a quale stadio.
Un’ipotesi, quella della leucemia quale causa della morte, che ha trovato già puntuale riscontro durante l’autopsia ma che adesso andrà confermata dagli esiti degli esami di laboratorio, che dovranno anche chiarire se vi siano responsabilità anche sotto il profilo penale per la tardiva, per non dire nemmeno pervenuta, diagnosi della patologia del paziente da parte dei tanti medici che ha passato, e che l’hanno trattata per lo più e incomprensibilmente come una lombosciatalgia, visto che le cure ovviamente non rispondevano. In particolare, andrà accertato se, con una diagnosi più tempestiva, Russo si sarebbe potuto salvare e, se sì, acquisendo tutta quanta la documentazione clinica oltre a quella già posta sotto sequestro dal Sostituto Procuratore, quali altri medici possano aver avuto responsabilità compresi quelli delle strutture private a cui il paziente si era rivolto e a quello di famiglia. I periti della Procura avranno 120 giorni per depositare la loro consulenza tecnica con le attese conclusioni.
Nel pomeriggio di ieri l’autorità giudiziaria ha rilasciato il nulla osta alla sepoltura e i familiari di Vincenzo Russo hanno così potuto finalmente fissare i funerali, che saranno celebrati oggi, mercoledì 30 aprile, alle ore 12, nella chiesa di SS Maria Immacolata di Qualiano.