Vista da lontano è un’altra cosa. Il Savoia in diretta, in un grigio pomeriggio milanese di ottobre è il regalo più bello che ti possa arrivare: ti consente di realizzare il piccolo/grande miracolo della tv; ti trasferisce là dove avresti voluto essere, sulla tribuna dell’unico stadio che abiterà per sempre il tuo cuore.
Ma è anche una brutta sensazione: la platea tutta intorno al campo attraverso la scatola magica sembra ancora più vuota, e non è un bell’effetto. Di fronte c’è la Nocerina, due formazioni passate anche sui palcoscenici della serie B, vicinissime al Paradiso. Sono qui dopo essere passate dall’Inferno dei campionati dilettantistici: lo stadio Giraud per chi è transitato per quei campi polverosi deve somigliare molto al Bernabeu, nonostante le critiche che sono costate (in parte) il ripescaggio in serie C.
Il deserto (o quasi) tutt’intorno è imposto da un obbligo sanitario, ma nella tua poltrona provi quello stesso senso di assenza che impoverisce i ragazzi confinati al di là del muro che delimita parzialmente il settore distinti. Ma la maglia bianca vince su tutto, sulla nostalgia e sul presente non esaltante che ormai stiamo vivendo da otto mesi. Le telecamere valorizzano pure il dettaglio della croce in rosso che impreziosisce la casacca già nata nobile. L’ambientamento dura qualche minuto, la fatica più dura è imparare i nomi. Il gioco moderno non aiuta, il merito di Aronica di aver dotato la squadra di schemi più che contemporanei si trasforma in affanno per chi è costretto a seguire attraverso la televisione.
La respirazione subisce addirittura una minaccia di arresto quando siamo ancora alla lettura degli schieramenti: un gol dopo tre minuti in un derby può diventare un muro difficile da abbattere. Ma, davanti alle telecamere, non si può fingere; la fatica è quella vera, non recitabile. La scena è di quelle riservate ai prim’attori, e Giovanni Kyeremateng (nome italiano e origini ghanesi) un posto da protagonista lo insegue da quando ha provato a realizzare i sogni che popolavano i sogni familiari. Due gol, sorpasso firmato in solitario, intervista da protagonista assoluto della partita: sono i tre elementi che contraddistinguono la sua domenica fino a renderla memorabile. Ha scelto il Savoia (e ha fatto benissimo), ma non ancora Torre Annunziata, che vede pochissimo e deve imparare a conoscere prestissimo. Solo così si costruiscono le vittorie, poi i trionfi: i tifosi torresi aspettano di immedesimarsi nel loro idolo.
Il Sindaco ha anticipato buone nuove sullo stadio, in attesa che le porte possano essere riaperte, l'attesa deve durare il meno possibile. In tv, il Savoia è bellissimo da vedere, dal vivo lo sarà ancora di più. E tutti potremo impazzire per Kyeremateng e non solo.
*già managing director di Sky Sport