Savoia 110 e lode: è stata molto più di una promozione in serie D questo campionato di Eccellenza vinto ancor prima che entri la primavera. Innanzitutto perché cade dieci anni e un secolo dopo l’inizio dell’avventura: in Italia pochissimi club possono vantare una simile longevità.
Pensate che il Napoli e la Roma furono fondati quando il Savoia aveva già sfiorato lo scudetto, finendo sconfitto solo in una tormentata finale con il Genoa che altro non era se non la Nazionale vestita con la maglia rossoblù.
Pensieri ammantati di una gloria un po’ polverosa e molto datata che indicano quanto profondo sia l’amore che riusciamo a provare per una bandiera bianca che non ha mai indicato il sinonimo di resa.
Tutt’al più indica una naturale inclinazione alla rifondazione, senza scomodare la suggestione ben più alta della resurrezione. Da quando inciampammo nel traguardo più bello della nostra storia recente (la promozione in serie B) siamo ripartiti più volte dall’anno zero. Sensazioni che possono essere esaltanti nel momento della rimonta, ma che rischiano di devastarti quando si è costretti a ripartire ancora dal via. Ora siamo nel momento più bello, in quello del trionfo, anche se abbiamo appena battuto la Frattese e non il Real.
Negli occhi ripassano le immagini di quei teatri un po’ precari nei quali il Savoia si è dovuto esibire, rinunciando per ordine prefettizio al calore dei tifosi al seguito. È maledettamente triste trovarsi a esultare in uno stadio vuoto per quella che – a rigor di logica – resta una bella impresa realizzata sul campo. Un motivo supplementare per dire grazie a chi ha costruito questo successo: dal presidente Nuzzo, ai dirigenti, all’allenatore Fabiano, ai calciatori tutti. Idealmente li abbracciamo come vecchi amici: dal veterano Fava, al bomber Caso Naturale, agli Under che sono quelli che fanno la differenza. Hanno aderito tutti al progetto Savoia, concedendo fiducia a un’idea. Hanno combattuto e hanno vinto: con noi e per noi.
La serie D è la nostra ripartenza: dove potremo arrivare? Impossibile fissare traguardi, il calcio va rimodellato tutto, ma l’importante è esserci. E noi ci siamo. Gli eroi di oggi si sentiranno magari anche un poco torresi, come i tanti che riemergendo dalla nostra memoria in questi giorni hanno lanciato messaggi carichi di struggente saudade.
È successo spesso in questo torneo che siano stati recapitati a Torre Annunziata inviti a non comparire, il modo più crudele per evitare che le partite si trasformassero in rodei: fine nobilissimo, ma strumento troppo sommario. L’eco delle assenze obbligate è arrivata attraverso la Rete, indispensabile alleata della nostra passione giovanile diventata poi maturo invaghimento e totale dipendenza.
Ma domeniche come questa – 18 marzo 2018 – ti convincono che il tuo tempo, la tua passione sono state ben investiti.
Il nostro sogno può ripartire, da questo favoloso 110 e lode.
*già direttore di Sky Sport
(foto profilo Facebook Savoia 1908)
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