Annullare l’ultima differenza regala emozioni irripetibili: ti fa diventare primo dopo una vita da secondo, realizza il sogno spesso inseguito da sempre.
Come da qualche mese sognano i tifosi napoletani, seguaci di una fede che raccoglie adesioni sempre più numerose e ancora più convinte. Il termine di paragone resta la Juventus, la solita Signora Omicidi, la squadra che ha conquistato sei-scudetti-su-sei, infilando una serie mai riuscita nel campionato italiano. E proprio questo dettaglio induce all’ottimismo chi insegue; vedere poi la Juve sotto di due gol contro il Genoa quando erano trascorsi sette minuti è stato un altro particolare che ha subito minacciato di trasformarsi in indizio. Per giunta con un’aggiunta regalata dalla novità della giustizia tecnologica introdotta quest’anno dal VAR: due rigori in due giornate assegnati con la revisione sono stati il miglior manifesto che un guru del marketing avrebbe concepito.
Ma l’ultima differenza è ancora lì, vestita con la maglia più prestigiosa, quella più ricca di fascino: la 10 di Paolo Dybala. I numeri esibiti sono stati d’altissima scuola, da accademia del calcio. Hanno subito stimolato classifiche forse ancora premature, paragoni tutti argentini con il genio Messi, nostalgici amarcord con i 10 della storia bianconera, da Sivori a Del Piero. Per ora basta l’attualità, con le giocate di oggi, da sole bastano a coprire le esitazioni che ancora resistono in difesa dove Leo Bonucci più che ricordi ha lasciato una falla ancora aperta. E così la differenza che rianima chi insegue diventa l’insolito affanno che i campioni d’Italia avvertono quando ad attaccare sono gli altri, gli avversari.
L’elenco s’è allargato: l’Inter versione Spalletti è la nuova iscritta, il numero magico è il 9 di un altro argentino, Mauro Icardi, che ha ridotto all’impotenza una Roma comunque bella. C’è soprattutto il Napoli, che nel passato più recente si arrese davanti all’impenetrabilità dei corpi juventini. Stavolta – e questa è la lezione che arriva dall’anteprima della giornata numero due – attaccare si può. Della Juventus si potrà anche non aver più quella folle paura che nelle ultime sei stagioni ha paralizzato la concorrenza. Indispensabile sarà lanciare i messaggi giusti: netti, precisi, con firme autorevoli. Come il Napoli può cominciare a fare, sfruttando la partita contro l’Atalanta: Insigne, Martens , Callejon, Milik sono i migliori autografi a disposizione. Non saranno solisti, ma formano (con tutti gli altri) un’orchestra perfetta. E lo scudetto è lo spartito che il maestro Sarri sta provando da sempre.
* Già Direttore di Sky Sport
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