A cura della Redazione

La pastiera napoletana, uno dei dolci più iconici della tradizione partenopea, incarna un patrimonio culturale e gastronomico che affonda le sue radici in tempi lontani. La sua origine, avvolta da leggende e simbologie, la rende il simbolo per eccellenza della Pasqua a Napoli e non solo. Questa torta, ricca di sapori e aromi che si intrecciano in una sinfonia perfetta, rappresenta un rituale che si ripete nelle case dei napoletani, tramandato di generazione in generazione.

A tal proposito, Annamaria Chirico, proprietaria dell’omonima azienda di grano cotto, custode della tradizione culinaria campana, sottolinea l'importanza di mantenere viva l’autenticità della ricetta: "La pastiera non è solo un dolce, è un legame profondo con le nostre radici. La mia ricetta, come quella di molte famiglie, è stata tramandata di generazione in generazione, sempre fedele alla tradizione, nonostante i piccoli adattamenti che il tempo richiede. Ogni volta che la preparo, sento di preservare un patrimonio inestimabile".

La pastiera napoletana non è solo un dolce pasquale, ma un vero e proprio racconto che si intreccia con la storia e la vita quotidiana del popolo napoletano. Secondo una leggenda popolare, la pastiera trae le sue origini da una tradizione nata circa 600 anni fa, quando i pescatori napoletani, con l’arrivo della Primavera, riprendevano le loro lunghe battute di pesca, durante le quali necessitavano di un pasto che potesse resistere nel tempo e nutrirli durante i giorni in mare. Le donne di casa preparavano per loro un cibo completo, capace di soddisfare tutte le necessità: un pasto che fosse insieme primo, secondo e dolce. Per questo venivano utilizzati ingredienti semplici e nutrienti come la ricotta, le uova e l’arancia, mentre per amalgamare il tutto non si utilizzava il burro, inadatto alle alte temperature del mare, bensì il grano cotto, ricco di amido. Questo composto nutriente accompagnava i pescatori per l’intera durata del viaggio, e per tale motivo divenne noto come “A Pasta ‘e ajer”, ovvero la “pasta di ieri”, da cui deriva il nome stesso di pastiera.

Annamaria Chirico, forte dell’esperienza maturata, sottolinea come la vera pastiera napoletana richieda ingredienti autentici, fondamentali per ottenere il sapore tradizionale: "Gli ingredienti non possono essere alterati. Il grano cotto, prodotto da noi con metodi tradizionali, è l’anima della pastiera. La ricotta deve essere di qualità, preferibilmente di pecora, e non devono mai mancare i canditi, che regalano quei piccoli tocchi di dolcezza e freschezza, e le spezie come la cannella, che danno profondità e calore al dolce". Questi elementi, sapientemente dosati, danno vita a una pastiera che rispetta i dettami della tradizione, ma che può anche essere leggermente adattata ai gusti moderni.

Se è vero che la ricetta classica non può essere stravolta, ci sono però accorgimenti e consigli che possono aiutare nella preparazione di una pastiera perfetta. Annamaria Chirico suggerisce alcuni dettagli che spesso fanno la differenza: "Il riposo prima di servirla è fondamentale per lasciare tempo ai sapori di amalgamarsi e raggiungere il giusto equilibrio. Non bisogna avere fretta. Inoltre, la cottura deve essere lenta e costante: un forno troppo caldo rischia di rovinare la frolla e non permettere al ripieno di raggiungere la giusta consistenza". Infine, Chirico invita a non dimenticare l’importanza della pasta frolla, che deve essere sottile, croccante e fragrante, un guscio che custodisce il morbido ripieno senza sopraffarlo e le cui strisce devono essere collocate come vuole la tradizione: rigorosamente sette di cui tre sotto e quattro sopra a formare dei rombi rappresentativi dell’antica planimetria della città partenopea.

Con il suo equilibrio perfetto tra dolcezza e freschezza, tradizione e innovazione, la pastiera continua a rappresentare il dolce che più di ogni altro riesce a raccontare la storia di una città, quella di Napoli, e di un popolo che, pur guardando al futuro, non dimentica mai le proprie radici.